di Paolo Pifano *

      L'uomo nel cosmo: un tema di vibrante attualità, una dimensione avvertita dalla sensibilità contemporanea. Parole come sviluppo, tecnologia, evoluzione circolano nel vocabolario dei nostri giorni e rivelano la fisionomia dell'uomo d'oggi: l'homo faber. Si sperimenta così tutta la portata dell'affermazione di Carlo Marx: “I filosofi hanno interpretato il mondo; ma si tratta di trasformarlo”. Recenti indagini bibliche e teologiche leggono in questa situazione una vocazione anche teologale: "Dio disse loro: riempite la terra, soggiogatela; dominate su ogni essere vivente..." (Gn 1,2728).
      Un impegno definito da precise responsabilità: “Il Signore pose l'uomo nel giardino di Eden, affinché lo coltivasse e lo custodisse” (Gn 2,15).
      Dunque non un governo dispotico ed arbitrario, ma un compito regolato da una sapiente regia, teso a non turbare l'armonia della natura (ecologia), a ricavare beni e risorse per l'intera famiglia (problema della fame, dello sviluppo), a utilizzare le scoperte per una crescita di serena convivenza (la pace).

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      Purtroppo tutto questo non accade; i sogni e le ansie del Creatore sono ancora oggi disattesdimenticati. Un'anali si disincantata obbliga a conclusioni amare. Piaghe dolenti affliggono paradossalmente l'uomo d'oggi che vola negli spazi e scende a scrutare le profondità del mare. Violenze, razzismo, sottosviluppo, degrado ambientale, città invisibili, terrore atomico. Adamo, dove sei?1
      Eppure ogni creatura cerca un mondo migliore, un domani diverso. Festa, tenerezza, gratuità, solidarietà, condivisione sono termini ripetuti ai diversi livelli del vivere. Qualche anno fa, in un bellissimo film presentato al festival di Cannes, il regista Targovschy raccontava di nostalgie di uomini che abbiano ripreso l'abitudine della pace con sé e con la natura.

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      Ma quale strada battere per realizzare questi traguardi? quale il segreto della rinascita? Sulla risposta c'è convergenza di intenti: lievitare l'attuale fermentazione cosmica con “un supplemento d'anima” (Bergson), una nobilitazione dello spirito, rinsaldare l'incontro tra contemplazione e azione, tra il pensare e l'agire: l'homo faber in dialogo con l'homo sapiens.

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      Ma il cristiano intuisce nel disordine una verità più alta: "Se non è il Signore che costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori!" (Sal 127).
      Per risalire dalle oscurità, si esige una “metanoia teologica” (R. Guardini): riportare il progetto di Dio sull'orizzonte della storia, aprire l'operosità alla Sua Presenza. Nelle opere del Signore-suggerisce la Bibbia- c'è ordine, comunione tra i soggetti, autenticità della creatura; nelle zone segnate dalla Sua assenza, c'è caos, conflitto, pena, smarrimento. Le negatività della cronaca sono dunque l'eclisse di Dio non episodi di devianza incidentale. Il peccato -che assume volti e nomi diversi-frantuma uomini e cose; l'energia di Cristo restituisce possibilità di promozione e di un progresso a misura d'uomo.

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      Il credente che trascrive nell'universo il disegno del Creatore incrocia un luminoso modello. La sociologia sottolinea oggi la funzione dei “leaders” che additano mete, suscitano tensioni ideali, alla scoperta di terre lontane. Paolo VI, nella Marialis Cultus (MC 37), ha situato Maria in sintonia con le urgenze dell'ora. Una esemplarità obbligata, altrimenti la aDonna di Nazareth" resterebbe irrilevante e il grande fiume dei giorni scorrerebbe lontano o parallelo alla sua immagine.

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      La Vergine dell'ascolto: “Maria conservava tutte queste cose e le meditava in cuor suo” (Lc 2,19). L'homo sapiens conosce i momenti del silenzio, la "pacata e ansiosa capacità di stare a colloquio con se stesso (Pomilio) per scoprire la nobilta e la grandezza della creatura: “Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?” (Sal 8,4-5). Ma anche per rileggere le linee del disegno del Signore e non smarrirne il tracciato tra i rumori e le seduzioni terrene. “La Chiesa ha bisogno di profezia nel suo sguardo” (Paolo VI): il deserto e l'interiorità sono apertura allo Spirito per indovinarne i passi lungo i sentieri del mondo. Prima di ogni creatività ed invenzione il credente si fa discepolo della Parola: ritrovare il gusto dei 04 valori del Regno di Dio e renderli fecondi nel tempo dell'uomo!

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      “L'anima mia magnifica il Signore” (Lc 1,46-55) Il Silenzio ora esplode di fronte alle meraviglie di Iahvè e si fa adorazione, esultanza, rendimento di grazie. Il cammino delle civiltà non è segnato da sentieri interrotti: un filo segreto, un legame sotterraneo unisce tutte le generazioni. C'è una continuità ideale tra le speranze di Israele e l'esperienza dei primi cristiani. E c'è ancora una lieta notizia: tutte le attese umane trovano appuntamento nel cuore di Cristo. Con l'avvento del Regno la storia cammina nella direzione del povero che invoca salvezza e compimento: chi ha fame, chi trascina i giorni nell'allucinante tristezza di una vita senza significato, chi non cerca l'impronta del Creatore tra le cose. Perché nel cuore dell'uomo ci sono spazi che solo Dio può colmare!

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      La Vergine dell'offerta: “Eccomi!... Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). La lode ha senso e completezza quando si traduce nel dono. "Non si ha diritto di cantare il gregoriano se non si grida a favore degli Ebrei", ammoniva Bonhoeffer. Maria di Nazareth, serva del Signore: un'offerta totale, senza riserve; un'esistenza spesa affinché l'amore redentivo del Figlio avvolgesse l'umanità e le cose, per rendere trasparente nella profanità la bellezza e il paradosso delle Beatitudini. Verginità di Maria come disponibilità perenne allo Spirito, un'apertura tesa ad accoglierne l'esplosiva creatività e accostare il Vangelo ai bisogni degli uomini.

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      Maria, l'Immacolata.
       "Il contributo maggiore, il senso esistenziale, antropologico portato dall'intera tradizione cristiana è stata la conquista sul versante della interiorità dell'uomo, in cui diventa dominante l'anima: una testimonianza anteriore alla stessa prassi" (Pomilio).
       Prima dell'azione, è necessario "accordare il cuore con la Parola" (Claudel): le grandi e piccole scelte passano all'interno dell'uomo. Il male, più che da strutture, nasce da disarmonie spirituali come da fonte inquinata. Quando si rifiuta Dio, sorgono gli idoli cui si brucia l'incenso dell'adorazione alienante. E "le nostre colpe segrete avvelenano l'aria" (Bernanos). Un mondo migliore ci sarà se gli uomini saranno migliori. Maria Immacolata è il volto della nuova creatura: l'incontro tra la libertà umana e l'Appello fondante di Dio, l'immagine che riflette l'Originale come in un terso cristallo.

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       Maria di Nazareth: il messianismo nel quotidiano. La piccola città della Galilea ricorda un aspetto fondamentale dell'ascesi cristiana: la via della normalità e della semplicità come condizione necessaria per sentirsi vicini e solidali con gli altri uomini.
       Il quotidiano: il luogo dove realizzare il progetto evangelico. L'impegno politico e le scoperte scientifiche vanno recuperati e riportati all'immediatezza del feriale, alle situazioni ordinarie e comuni. E la risposta al Signore, anche quando è definitiva, prende forma ogni giorno, nei fram 106 menti del tempo. Solo così la vicenda umana è riferita all'Amore Creatore.

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       Stava sotto la Croce (Gv 19,25-27). Maria fu donna forte che conobbe la povertà, la sofferenza, la fuga, l'esilio, le contraddizioni (Mc 37). Sono le tensioni agoniche nel travaglio della storia per il configurarsi della "civiltà dell'amore", esperienze imprescindibili per chi asseconda le energie liberatrici trasmesse dallo Spirito.
       Il Cristo morto d'Holblin il giovane, nel museo di Berlino, capolavoro insuperabile del tragico cristiano, e il gigantesco Cristo Pantocrator del Duomo di Moureale rivelano che la croce e la gloria sono i due poli tra i quali si tende l'asse dell'universo cristiano. È significativo, a proposito, l'itinerario della teologia di J. Moltmann.
       Per non sfuggire dalla realtà, per calarsi nella storia da protagonisti, bisogna illuminare ogni impegno con la sapienza della Croce.
       “Anche a noi questo compito trafiggerà l'anima”: così i Vescovi d'Italia nel Messaggio dell'Avvento 1983. Il chicco di grano brilla a primavera come spiga dorata solo dopo il buio tenebroso dell'inverno!

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       Mandò il suo figlio “nato da donna” (Gal 4,4). Il bisogno di una civiltà a misura d'uomo è tanto più urgente quanto più bassi sono i livelli di vita. E l'emancipazione femminile può risultare il principio creatore di un ambiente dove rifio- risca l'umano. La donna è “la dimensione materna che accoglie e salva” (Evdokimov), il “volto femminile di Dio” (L. Boff). Nel mondo d'oggi, nel cuore dell'uomo robotizzato, c'è un'acuta nostalgia di idealità perdute: bontà, gratuità, tenerezza, capacità di meraviglia e di stupore. Ogni figura di donna che, come Maria, è fedele alla propria vocazione, “è una epifania stupenda della divina Sofia... A chi sa ascoltare il canto che viene dal cuore vero degli esseri, ogni donna appare come un messaggio dell'Eterno... una miniatura entro la quale le ricchezze di Dio si proporzionano ai nostri occhi e si fanno leggibili, l'icona vivente di tutto ciò che è amato da Dio e della nostra risposta d'amore”2.
       I romanzi di Gertrud von Le Fort sono l'interpretazione poetica e l'espressione lirica di tale Mistero.

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       Maria, l'Assunta, anticipo e preludio del destino degli uomini e del cosmo. “Non solo si affligge l'uomo al pensiero dell'avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, per il timore che il tutto finisca per sempre” (GS 18).
       L'Assunta è un messaggio di speranze immortali. Il viaggio dell'umanità non finisce su questa spiaggia, ma va verso il sabato della storia dove ogni alienazione sarà sconfitta e la creazione restituita all'originaria freschezza dell'Eden. Anche il corpo, misconosciuto o esaltato dalla cultura d'oggi, sara trascinato in una corrente di eternità.
       Intanto occorte non distogliere lo sguardo da questa terra promessa: perché “l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente” (GS 39).
       “E tutto sarà trasfigurato - diceva il patriarca Atenagora -. Tutto. Tutto ciò che avremo amato, tutto ciò che avremo creato, tutta la gioia e tutta la bellezza avranno un 108 posto nel Regno”. Il lavoro resta situazione di patimento, di pianto, di grido; ma “i beni” del “mondo che passa” (1 Cor 7,29-31) potranno preparare l'ingresso in questa atta se trasformati in strumenti di amore e di condivisione, se saranno cioè seminati nell'humus della carità, l'altra grandezza che “non avrà mai fine” (1 Cor 13,8).

* Queste pagine sono la sintesi della relazione.


       1 Per un'ampia documentazione mi permetto rinviare a: P. PIFANO, La Teologia come profezia nell'ora della crisi, Asprenas, 1 (1984), 7-16.

       2 G. BIFFI, La Bella, la Bestia, il Cavaliere, Milano 1984, 132-133.

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