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IL
SÍ DI MARIA INTRODUZIONE Parlare di HANS URS VON BALTHASAR in una riflessione o conferenza che essa sia è sempre molto difficile non soltanto per la quantità numerica degli scritti di questo autore, quanto piuttosto perché la sua opera si presenta come tutto un complesso nel quale è impossibile procedere con le forbici. La solidità del pensiero di von Balthasar è tale che toccando un argomento esso si porta dietro concatenati elementi del tutto accessori che, tuttavia sono legati allargomento centrale da non poter essere passati sotto silenzio. Ecco allora che di von Balthasar si può parlare anche molto, ma ci si accorgerà ben presto, in modo paradossale, che ciò che non viene detto supera quanto invece viene illustrato. Può apparire paradossale, ma è così e soprattutto ciò lo si avverte volendo toccare il pensiero mariano di von Balthasar che è collegato con la cristologia, con lecclesiologia, con lantropologia e con la dottrina degli eventi ultimi.
1. ESPERIENZA DI DIO ? Iniziamo allora questa riflessione con un concetto che, ormai, nel nostro mondo appare dilagante, ossia ESPERIENZA. Si fa esperienza di tutto, a tutti i livelli e a tutte le età: da esperienze altamente edificanti a quelle più violente ed abiette. Il concetto di esperienza è entrato anche nel campo della fede e della teologia sotto quella frase ormai consolidata che abbiamo sentito più volte "Fare esperienza di Dio" e qui le tipologie e i campi si diversificano. Più volte nel corso della sua estesissima opera, von Balthasar tocca questo tema dellesperienza e lo analizza separatamente tanto sul piano biblico come su quello teologico, anche se il punto di arrivo è unico. È possibile - egli si chiede - fare esperienza di Dio ? E farne esperienza soprattutto in un mondo che ha veduto (ed ha provocato) la crisi se non addirittura il crollo di alcune istituzioni portanti lumana convivenza: la fede nella famiglia, i valori sociale e comunitario, lisolamento dei cristiani in un mondo ormai senza Dio. La risposta, osserva von Balthasar, la troviamo anzitutto
nella Bibbia dove si assiste ad un movimento inverso a quello delluomo
che cerca di superarsi, oppure che - sentendosi incompleto - vuole sperimentarne
lorigine. Ecco allora che Dio si presenta alluomo con i caratteri
dellinaspettato, dellinsperato ad almeno tre personaggi dellAT:
ad Abramo, a Mosè e ad Isaia. In essi lesperienza dellincontro
è il punto di inizio della loro missione Anche nel NT la dinamica non cambia: "Cristo,
luomo pieno e perfetto, fa nella propria totalità lesperienza
di ciò che è Dio. Cristo come Dio incarnato, il quale rivela
luomo alluomo, fa però anche come Dio lesperienza
di ciò che è luomo: luomo così come lha
voluto Dio e come Cristo al tempo stesso ricapitola in sé tutto
ciò che vive, dimentico di Dio, nel mondo" In un piccolo volumetto significativamente intitolato:
Gesù ci conosce ? Noi conosciamo Gesù ?, von Balthasar
fa notare come la conoscenza delluomo da parte di Gesù avviene
attraverso tre livelli: conoscenza del cuore e dei pensieri, conoscenza
nella tentazione ed infine conoscenza attraverso la sostituzione vicaria
nellOra della Passione Questo ci porta subito ad una duplice conclusione: non luomo deve sperimentare Dio, ma è Dio a sperimentare se luomo percorre la strada che gli ha tracciato. In secondo luogo, se luomo - in qualche modo - può fare esperienza di Dio ciò è possibile in quanto cè unesperienza previa, antecedente che permette ogni atto umano successivo. Appare necessario e basilare tenere fermo questo
dato: il SI di Dio alluomo rende possibile il suo SI limitato,
ma pur sempre valido. In altre parole, vale sempre il principio secondo
il quale - in un discorso di fede (con implicazioni di natura morale)
- la priorità, il primato va dato sempre alla Rivelazione: è
Dio che deve trovare posto presso gli uomini affinché essi possano
essere associati alla sua gloria e sedere presso di Lui. Non però
alla maniera di Giacomo e Giovanni i figli di Zebedeo Tutto ciò è possibile perché la Parola di Dio - preparata e prefigurata nellAT - è entrata nella storia per la salvezza delluomo, trovando un luogo dove realizzare le proprie potenzialità in modo pieno e definitivo. Sappiamo come questo luogo è il grembo della Vergine Santa e, se si tiene conto di quanto detto fin qui, non ci deve meravigliare laffermazione che von Balthasar fa relativamente alla situazione degli inizi della storia della mariologia: (la teologia mariologica) visse per un millennio
quale parte irrinunciabile della dottrina cristiana oggettiva della
salvezza, senza che vi fosse collegata una forma devozionale isolata
e soggettiva. Che Maria sia Theotokos, genitrice di Dio, è
in primo luogo, unaffermazione cristologica. Che sia stata
concepita immacolata, è prima di tutto unaffermazione
della dottrina della grazia e della redenzione. Che sia vergine
per poter diventare madre di Cristo è (...) un contenuto
della teologia dellalleanza e pertanto della dottrina del
popolo di Dio. Il dogma dellAssunzione corporea rientra, se
rettamente inteso, nella dottrina cristiana degli ultimi eventi Già questo ci fa comprendere come, attraverso la Vergine Santa, lesperienza che Dio fa delluomo diviene, in certo senso, normativa e guida di tutto linsieme di atteggiamenti di ricerca e di preghiera che la Chiesa - nella sua totalità e nei singoli componenti - mostra e compie nei confronti di Dio. 2. IL SI MARIANO NEGLI INIZI Lingresso della Parola di Dio nella storia è sorretto da due elementi: il primo è divino cioè il decreto, la volontà della Parola allinterno della SS. Trinità; il secondo è umano, cioè laccoglienza della donna, la sua disponibilità. Entrambi gli elementi rappresentano un SI. Sovente nel contemplare il racconto lucano dellAnnunciazione, si vede con maggior facilità il SI della Vergine Santa ed in effetti è il più appariscente, quello che ha dato ad artisti e letterati la possibilità di tracciare il ritratto della Vergine umile ed obbediente. In realtà, se nellepisodio dellAnnunciazione
accade ciò che tutti noi conosciamo attraverso il consenso della
Vergine che si è aperta a Dio in modo inimitabile Quindi il consenso di Maria si modella su quello del Figlio verso il Padre. A prima vista ciò porterebbe ad un livellamento e ad un appiattimento. Niente di più falso: von Balthasar precisa subito che lobbedienza che rinuncia a disporre di sé è passività, mentre se essa è disponibilità a ricevere tutto allora è la più alta delle attività. E Maria si colloca su questa seconda linea: collabora solo lasciando fare. Il fatto che, come detto, il suo SI viene a modellarsi su quello del Figlio al Padre le permette di essere e presentarsi come la Serva configurata al Figlio Servo di Dio. Il tutto avviene in quella libertà che von Balthasar illustra nei seguenti termini: Il suo libero sì viene richiesto dallassoluta
libertà che dispone in assoluto (...), questo sì è
da sempre in quanto libero incluso nella centrale decisione di salvezza
di Dio, così che la questione se Maria avrebbe potuto dire
no si trova ben indietro a questo accordo di adempiuta libertà
finita e infinita. Nessuna libertà finita può essere
più libera da impedimenti nella sua concordanza con linfinita,
come pure anche (che è la stessa cosa) nessuna missione può
essere più disinibita e universale del si richiesto quale
condizione, per il vastissimo piano di Dio Lessere Serva, tipico di Maria, è un aspetto importante che ritroveremo più avanti sviluppato in modo particolare da von Balthasar relativamente agli eventi della Passione. Dunque Maria è Serva di Dio, Serva della Parola,
ma più specificatamente Serva del piano salvifico di Dio
tutto concentrato nel Bambino che ora è in Lei e che la
rende ostensorio della Parola e della volontà di Dio, cosciente
di essere stata espropriata per cui, nellepisodio che segue lAnnunciazione,
la Visitazione, viene portata da chi si lascia portare,
mostrando così quella che è lessenza della sua fede
ossia entrare nellatteggiamento del Figlio che si lascia portare
dallo Spirito Santo, ma anche dalluomo (finendo per essere spezzato
e distribuito). Tutto ciò cade nel piano provvidente del Padre Una volta venuto alla luce, con la sua Nascita, questo Bambino ha bisogno, come gli altri suoi coetanei, di cure, a partire da quelle più elementari e primarie. Lobbedienza mostrata nellepisodio iniziale dellAnnunciazione si dilata ora nella disponibilità a seguire e ad educare questo Bambino del tutto speciale ella deve concepire, far nascere ed educare
il bambino il cui incarico divino sarà quello di portar via
il peccato del mondo, come dice la Scrittura, e perché lo
stretto legame tra una madre e il suo bambino non permette che una
qualche ombra cada da lei sul suo bambino. Nessun ombra di concupiscenza,
di egoismo, di chiusura in sé di nessuna specie Il precisarsi del rapporto tra Madre e Figlio viene
illustrato da von Balthasar dapprima in modo - potremmo dire - generico
e naturalistico con losservare che "il bambino si risveglia
alla coscienza di sé nel sentire il richiamo che gli rivolge lamore
della madre" il suo Figlio riceve da lei tutto quello che
nelluomo corrisponde, come fede, amore e speranza, al Dio
a cui è legato al Patto di alleanza. Questo grembo accogliente
deve perciò sin da principio essere del tutto preparato a
questo, a dare al Figlio di Dio tutto quello che è richiesto
dal Patto di alleanza, affinché egli, il Figlio, possa divenire
la corporea unità del Patto, lunità in carne
ed ossa Tutto questo obbedisce per von Balthasar
ad una normale logica di crescita umana e spirituale: infatti "è
giusto - egli scrive - che il bambino percepisca "Dio" in sua
madre e nei suoi genitori e che solo in un secondo e terzo passo avanti
debba imparare a distinguere lamore di Dio dallamore di cui
ha fatto esperienza" Si attua perciò in Maria una presa di
coscienza delle proprie responsabilità nei confronti del Bambino,
fermo restando che esso le è stato dato e che non potrà
trattenerlo per sé · Circoncisione di Gesù: il Dio
Altissimo nella Persona del Bambino, lascia fare questo segno su di
sé (come accadrà per il Battesimo, soprattutto nella narrazione
di Mt 3,13-17, dove cè proprio il comando di lasciar fare
dato da Gesù al Battista). In Lui questo segno assume un significato
particolare perché è Egli lAlleanza personificata.
Segno di disponibilità: è il SI di Dio alluomo che
ci rende ragione di come il sangue di Gesù che scorre in questo
rito dellAntico Patto serve quale "caparra del sangue della
passione mediante la quale si compirà la vera ed unica "purificazione",
il vero e solo "riscatto" · Imposizione del nome: anche questo è un segno di novità. Si colloca già nel nome di Gesù (Dio salva) tutto il contenuto ed il programma del piano di Dio si concentrano in questo Bambino. · La Spada: Gesù è proclamato Luce
delle genti e gloria di Israele, ma accanto a questo aspetto
che potremmo definire gratificante (soprattutto per la madre),
compare e si viene a profilare la Spada che trapassa lanima della
madre. Spada sulla quale von Balthasar si sofferma e che richiama spesso
quasi come un ritornello musicale nella sua contemplazione teologica
mariana. Spada della Parola, ma anche spada dellimpegno totale
che Maria ha nei confronti di Dio, impegno contraddistinto dallobbedienza
non soltanto in direzione futura orientata alla Croce, ma con
uno sguardo retrospettivo verso la Visitazione, evento in cui, come
abbiamo visto, Maria si lascia condurre da Colui che è in Lei Tutto questo ci introduce al SI mariano presente lungo lesistenza di Cristo. 3. IL SI MARIANO NELLA VITA E NELLA MORTE DI CRISTO Abbiamo detto che Maria svolge nei confronti del
Figlio una funzione pedagogica curandolo e "iniziandolo alla rinuncia" Ciò che caratterizza il primitivo stato di
Maria è la sua non comprensione e che, agli occhi di von
Balthasar, rappresenta una iniziazione: non comprendere
ciò che Gesù dice e che, nota il nostro autore: "Egli
è veramente la via su cui ogni cristiano, anche Maria, deve prima
andare per capire che egli è la verità e la vita" Questo discepolato non comporta, come si potrebbe pensare a prima vista, una rottura o un capovolgimento brusco, quanto piuttosto può essere fatto scaturire dal rapporto madre-bambino che, abbiamo visto nella parte precedente, è esteso anche a Maria e al Figlio. È necessario allora ripartire dalla seguente descrizione di rapporti fatta da von Balthasar. Scrive il nostro autore: Mentre il bimbo dorme, la madre veglia; quando
egli si dà liberamente, ella sta attenta e sorveglia; quando
egli ha apparentemente interrotto il contatto, la madre raddoppia
la comunicazione. E quando lei stessa deve dormire, lo fa rivolta
verso il bambino per potersi svegliare al suo più piccolo
movimento. "Io dormo" dice la Sposa del Cantico dei Cantici,
ma "il mio cuore veglia". Il bambino ha suscitato questa
capacità della madre di essere così attenta e pronta;
ella deve solo aprirsi allistinto materno che la guida. La
sua prontezza è come un eco allinerme necessità
di dipendere del bambino. E così diventa ancora una volta
chiaro come il bambino divino, facendosi uomo, ci coinvolge nella
sua condizione infantile proprio rendendoci madri In questa lunga citazione appaiono degli elementi molto utili a definire i modi attraverso i quali il SI mariano non resta confinato agli eventi iniziali di Cristo, ma si estende lungo la sua esistenza. Unesistenza nella quale von Balthasar individua quattro momenti nei quali è possibile notare come se Gesù educa la madre anche a costo di farla restare in una situazione di smarrimento, tutto ciò non è altro che unulteriore manifestazione approfondita del SI degli inizi e come la cornice sia sempre rappresentata dalla Spada.
Primo momento è lepisodio del Ritrovamento nel Tempio (Lc 2,41-50): il non comprendere di Maria (e di riflesso di Giuseppe) equivale a non riuscire a percepire come sia necessario convincersi che vi sia una volontà del Padre e ad essa conformarsi. Il Figlio, in primo luogo, percorrendo questa strada diviene Tempio di Dio nel mondo per cui può prendersi il lusso di dire che ricostruirà il Tempio in tre giorni (Cfr. Gv 2,19) dando ad esso il significato più pregnante: il tempio del suo corpo (Cfr. Gv 2,21). Tutto litinerario a ritroso di Maria e di Giuseppe che ci viene narrato in Lc 2,44-45 è mosso da una ricerca angosciosa e ciò - nota von Balthasar - similmente ai tre giorni pasquali. Una ricerca non vana ma laboriosa e che impone una progressiva spoliazione. A Giuseppe e a Maria, a noi, oggi Gesù non risparmia questa ricerca: solo attraverso di essa, fatta non sempre in condizioni agevoli, si ha il ritrovamento. Tale è appunto quello di Maria al quale si aggiunge la maturazione interiore che le permette di considerare come questo Figlio sia unico, particolare tale da non poter essere monopolizzato. Gesù torna ad essere sottomesso (Cfr. Lc 2,51), Maria può continuare ad esercitare su di lui, dodicenne, una funzione di maestra, ma Cristo le ha già offerto una prima lezione di distacco. Tre giorni è durata la separazione dalla famiglia di sangue, tre anni, Maria e Giuseppe in età adulta lo vedranno raramente e non sempre accolti come ci si potrebbe immaginare. Ma proprio la via del distacco per occuparsi
delle cose del Padre (Cfr. Lc 2,49) è quanto caratterizza
la vita di Cristo e del cristiano che la deve percorrere per ritrovare
la sua realizzazione più autentica. Spoliazione, impegno, risposta
netta: la Spada profetizzata da Simeone diviene per Maria la guida infallibile
e, per il cristiano, il criterio di divisione per una nuova e più
sublime unità (Cfr. Mt 10,24b: "non sono venuto a portare
pace, ma una spada") Unaltra tessera del mosaico mariano del SI ci viene
offerta dallepisodio delle Nozze di Cana
(Gv 2,1-12). Due aspetti vengono qui approfonditi da von Balthasar:
la durezza della risposta data da Cristo alla madre e come
questultima rimandi a Cristo i servi. Due aspetti che il
nostro autore tiene insieme in nome della fede: "Che ho da fare con
te, o donna ? Non è ancora giunta la mia Ora." (Gv 2,4).
Si tratta di una risposta che Maria non comprende, come non ha compreso
lintervento di Gesù dodicenne al tempio. Attraverso questo
tono brusco si attua un ulteriore distanziamento: Maria - nota von Balthasar
- viene respinta nel deserto spirituale della contemplazione. "Un
deserto nel quale da lontano, solo pregando e meditando può seguire
il cammino del Figlio che finisce sotto la Croce dove il Figlio la cede
definitivamente al discepolo che la accoglie "presso di sé"
nella Chiesa, di cui sarà da allora centro e immagine, come Chiesa
nel deserto di questo tempo" Latteggiamento è simile a quello che
abbiamo visto nella conclusione dellepisodio del ritrovamento, ma
accresciuto nel suo spessore. Lì, a Gerusalemme, Maria "serba
tutte queste cose nel suo cuore" (Lc 2,51), qui a Cana, la
fede è più evidente anzi - dice von Balthasar -
irremovibile, tanto da spingere Maria ad intimare ai servi
lobbedienza (Cfr. Gv 2,5). Attraverso questa fede Maria "ottiene
unanticipazione simbolica delleucaristia, una prefigurazione
simile a quella della moltiplicazione dei pani" Il SI mariano sembra assumere in questo episodio
una connotazione gioiosa derivata dal fatto, che in fondo, Maria contribuisce
a salvare il banchetto nuziale: il Figlio opera il miracolo venendo colpito
dalle parole della madre Se nella S. Messa la Chiesa a suo modo, "consacrifica",
è pur vero che lha fatto una volta per tutte sulla
Croce nel suo modello primigenio (...). Tutto questo, però,
assume importanza solo se si ritiene che la Chiesa è prototipicamente
la Donna, è Maria: non un "popolo" meramente sociologico,
ma il popolo eletto, discendente da Abramo, che è sintetizzato
dapprima in Maria, per svilupparsi subito da essa e dal Figlio suo
in un nuovo popolo Cana, quindi, assume un significato ed una funzione di rimando a quanto accadrà nellOra della Croce, rimando che il nostro autore precisa in questi termini: Gesù ha iniziato il suo ministero e non
è più il figlio personale. E nel ministero egli vede
in Maria non la madre personale, bensì "la donna",
laltra, "lausiliatrice" , la quale però
inizierà la sua vera parte soltanto quando lui sarà,
sulla croce, definitivamente il "nuovo Adamo". Ella ha
già sofferto, la spada è già infissa nella
sua anima. Egli invece cammina incontro alla sua "ora".
Allora il perfettamente povero e lo spogliato di tutto, anche di
Dio, cambierà il vino nel suo sangue: esaudimento, immenso,
di ogni preghiera più audace Terzo momento: la nuova parentela di Gesù
(Mc 3,31-35). Anche qui viene operato un distanziamento
per farci comprendere il cammino di Maria che si svolge nel tempo sullorizzonte
di quello di Cristo. Se si tiene conto di come il SI mariano è
modellato su quello di Cristo al Padre, le parole di Mc 3,35 non
devono risultare incomprensibili: "Chi compie la volontà di
Dio, costui è mio fratello, sorella e madre". Ciò significa
- in modo analogico - che "il Figlio di Dio vuole prendere forma
umana da tutti e in tutti coloro che gli somigliano come fratelli e sorelle
nella misura in cui come lui stesso si consacrano a fare la volontà
del Padre" In altre parole: Gesù non si lascia coinvolgere dal fatto che la madre e i parenti lo chiamano; Egli è occupato a fondare una nuova famiglia, ma aggiunge von Balthasar: include Maria tra le cause della sua origine.
Ciò avviene in via indiretta, dato che nella scena di cui
si tratta egli non lascia entrare sua madre, tuttavia in un modo
che, sia pure nascostamente, la sua origine da lei, dal suo SI come
causa integrante viene assunta a condizione per la nascita da Dio
dei suoi fratelli e sorelle Questo motivo compare anche nellultimo quadro:
esso è la causa di beatitudine vera come appare nel racconto
della donna tra la folla che proclama beati il ventre e il seno della
madre di Gesù (Lc 11,27-28)
E veniamo alla Croce (Gv 19,25-27)
luogo ed evento dove si completa litinerario di espropriazione che
unisce la Madre al Figlio, entrambi associati in una situazione
di morte. Nellevento della morte di Cristo, la Madre pronuncia
un nuovo SI, più forte - nella sua intensità - rispetto
a Lc 1,26-38. Laccettazione e la disponibilità
che erano le sue caratteristiche in quella scena iniziale tornano ora
quali segni di una fedeltà incondizionata che mette
da parte tutto per lunico obiettivo. Maria si trova ad essere "abbandonata,
respinta per essere più unita a colui che è abbandonato
e respinto dal Padre" "Diventare cristiani - nota von Balthasar, riecheggiando
S. Leone Magno - significa pervenire alla croce. Se questa legge comincia
a produrre i suoi effetti nei cristiani, allora si ha come conseguenza
necessaria che "non sono io che soffro, ma Cristo soffre in me",
Cristo che ha fatto di me un organo per la sua redenzione" Ciò impedisce di scorgere esteriorità
nel SI di Maria, ma esso è "il consenso di quel noi
per cui soffre luomo-Dio pronunciato al posto di tutti gli altri
che ancora non possono formularlo" Volendo ancor più precisare, von Balthasar parla di martirio incruento di Maria come caso serio da cui nasce la Chiesa: È la fecondità della "mater
dolorosa" della donna partoriente dellApocalisse. Il
grido del parto coincide con il muto grido di morte della madre
alla morte del figlio. Ma il grido di morte non è altro che
la radicale conseguenza dellassenso di Nazareth, che ha dato
mano libera a Dio per tutte le divinità divinamente incalcolabili,
che trascendono di molto le possibilità umane. Quellassenso
era già mortale, sia che Maria lo sospettasse o no. Era infatti
un assenso senza limiti, che pertanto includeva lestremo,
il morire e luccidere: e precisamente come evento accettato,
se è "secondo la tua parola" Si evidenzia qui il carattere di testimonianza che Maria offre della novità di un Dio che si fa crocifiggere, che muore non per sé stesso, ma coinvolgendo lintera umanità a cominciare dalla Madre che ne è la rappresentante più autentica. 4. IL SI MARIANO DELLA GLORIA È chiaro che qui la gloria di Maria è quella della sua Assunzione conseguenza della Resurrezione del Figlio. Sono proprio questi due eventi a chiudere litinerario terreno di Maria e a mostrarci lesito estremo del suo SI. Anzitutto la Resurrezione come evento trinitario che von Balthasar spiega nei seguenti termini con la sua morte sulla croce, il Figlio di Dio
ha adempiuto il proprio mandato, ha restituito al Padre, insieme
al suo spirito umano anche il suo santo Spirito della missione.
Come uomo, non può neanche risorgere dai morti; è
il Padre, che "quale Dio che da vita ai morti" (Rm 4,17)
lo ha resuscitato dai morti, affinché come Colui che si è
riunito al Padre, egli mandi lo Spirito di Dio nella Chiesa Ad evento accaduto è la Chiesa a collocarsi in primo piano con la Vergine al centro in preghiera affinché le accada ciò che è accaduto alla Madre del Signore: non è un gioco di parole! Cè un rapporto reciproco di fondo: la Chiesa prega con Maria, ma questultima continua a pregare affinché lincarnazione del Verbo si comunichi a tutta la comunità. Ancora compare un rimando allEucaristia. Unincarnazione che, per la comunità,
significa ripetere il SI mariano dellaccoglienza nel contesto di
questo mondo dove si è esposti ad ogni genere di pericoli. In tal
modo "viene alla luce linesplicabile paradosso della vita cristiana,
per cui il cristiano deve addossarsi ogni giorno la propria croce per
risorgere ogni giorno con il Signore, morto sulla croce" Ma il carattere inspiegabile, difficile da cogliere
si chiarifica attorno al concetto di assunzione che, prima di essere
levento finale della vita di Maria, è levento iniziale
della vita del Figlio, nel quale Egli è una carne con la Madre:
la carne delluomo. Tutto questo nel quadro di un assenso: il SI
di Maria, nota von Balthasar, "è preesistente a lei stessa:
ella lo viene a pronunciare sulla terra e ad attuarlo vivendo, ma il suo
assenso la riconduce in cielo nella sua totalità" In altre parole: se Gesù fa perfettamente la volontà del Padre sulla terra come in cielo, ciò vuol dire che il cielo si fa largo in questa terra proprio come desiderio realmente e concretamente adempiuto e non come luogo determinabile psicologicamente o naturalisticamente. Se a proposito del SI mariano, la Madre di Dio ha conseguito una maturazione anche attraverso le molte prove, che abbiamo visto, nellinfanzia e nella vita terrena, ora Lei è in grado come nessunaltra creatura di poter accedere a questa nuova dimensione senza però dimenticare quella terrena. Il Concilio Vaticano II ha efficacemente e felicemente sintetizzato con il linguaggio tipico dei documenti magisteriali questa situazione di Maria che riveste anche una specifica funzione. Nella Lumen Gentium leggiamo infatti: (Maria) brilla ora innanzi
al peregrinante popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di
consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore
(cfr. 2 Pt 3,10) Dal canto suo, von Balthasar in toni più letterari e spirituali ci mostra accanto alla situazione di Maria anche la nostra: (Maria) non è nel cielo o sulla terra,
bensì è nella terra elevata al cielo e nel cielo rivolto
verso la terra. Ella è terra e cielo allo stesso tempo. E
questo non in una lacerazione, bensì nella più perfetta
naturalezza, giacché così è stato pensato lo
stato definitivo della creatura. (...) Noi dobbiamo guardarci dal
trasferire in questa immagine le nostre idee di distanza tra cielo
e terra. E nemmeno le nostre idee di differenza tra Chiesa celeste
e Chiesa terrestre. Entrambi gli aspetti della Chiesa sono pienamente
contenuti luno allinterno dellaltro. Noi viviamo
nella comunione dei santi, che questi santi siano ora quelli definitivamente
santificati, che non possono più peccare, o noi poveri santificati,
che ancor sempre siamo sottoposti alle tentazioni e alla peccabilità.
Noi che, lo vogliamo o no, abbiamo sempre già parte alla
"festosa comunità dei primogeniti i cui nomi sono scritti
nei cieli", e non ci sarebbe da stupirsi se, una volta che
dopo la nostra morte "saliamo in cielo", scoprissimo che,
senza accorgercene, ci siamo già stati
Parole rassicuranti che tracciano lesperienza duplice che Dio fa delluomo e quella che luomo fa di Dio, il quale gli offre la possibilità di esprimersi, sebbene in modo incompleto, sulla propria grandezza. CONCLUSIONE A conclusione del nostro percorso, possiamo fare un po di memoria storica per ricollegarci a quanto detto inizialmente. Un famoso filosofo francese del secolo XVII, CARTESIO, è passato alla storia per la sua frase composta di 3 sole parole nelle quali racchiudeva tutta la sostanza del suo pensiero. La frase la conosciamo tutti ed è Cogito ergo sum (che tradotto significa Penso dunque sono, esisto). Questo significava per Cartesio che soltanto lattività intellettuale, pensante garantisce luomo come esistente e che - di conseguenza - sogni, sentimenti, immaginazioni devono essere respinti in quanto non giovano alla crescita conoscitiva delluomo. Limpostazione cartesiana ha pesantemente influenzato lOccidente filosofico e teologico e di ciò von Balthasar è cosciente. Tuttavia partendo da questa frase von Balthasar fa dipendere tutta la sua teologia; ma attenzione! Egli ne opera un rovesciamento radicale: da Cogito (penso) a Cogitor (ossia sono pensato): nella misura in cui sono pensato esisto ed il pensiero in questione è quello di Dio che si esprime in forza dellamore: il nostro pensiero, la nostra conoscenza, il nostro amore sono sempre forme di risposta ad uniniziativa, ad un pensiero e ad un amore che, in prima istanza, spettano solo a Dio. Scrive von Balthasar: la nostra conoscenza di Dio è (...) un
suo atto creatore: "Il Dio che disse: brilli la luce
dalle tenebre, è brillato nei nostri cuori per far
risplendere nei nostri cuori per far risplendere la conoscenza della
gloria divina che brilla sul volto di Cristo". (...) Lunità
del conoscere e dellessere conosciuto non può venir
espressa in modo più profondo e interiore Tale è stato anche litinerario di Maria pensata da Dio e perciò esistente, ma anche destinata a rappresentare in sommo grado lumanità accogliente nei confronti di quel Dio che nel crearla lha accolta e continua ad accoglierla nonostante il suo peccato e la sua infedeltà che spesso traspare. Accoglienza e redenzione, creazione e divinizzazione delluomo (per usare un termine caro allOriente) si leggono e si comprendono guardando la vicenda di Maria, ma soprattutto elevandola a parametro con il quale considerare la nostra povera vicenda umana. Maria è davvero il luogo ove si rende visibile il SI di Dio alluomo, un SI trasformante sempre e ovunque in quanto modello sempre attuale e sempre realizzante. Davvero tutte le genti lhanno chiamata, la chiamano e la chiameranno beata perché Gesù Cristo - nel quale cè stato solo il SI (Cfr. I Cor 1,20) - è lo stesso ieri, oggi e sempre (Cfr. Eb 13,8). =========================================== TESTI DI HANS URS VON BALTHASAR PER APPROFONDIRE LA TEMATICA - Punti fermi, Milano 1972 N. B.: evidentemente questi sono solo alcuni testi di von Balthasar. Per una bibliografia pressoché completa dei suoi scritti rimandiamo a C. CAPOL, Hans Urs von Balthasar. Bibliographie, Einsiedeln 1990. Si tratta di una bibliografia che elenca i testi originali con le traduzioni in diverse lingue compreso litaliano. P. Luca M. Di Girolamo
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