RAPPRESENTARE
A mio parere, vi sono due modi di “rappresentare” gli altri altri: una rappresentanza che chiamerei “inclusiva” e un rappresentanza che chiamerei piuttosto “sostitutiva”.
1. Rappresentanza “inclusiva”
La rappresentanza “inclusiva” è quella che, pur facendoci rappresentanti di altri, non ci esclude, ma ci include con loro in ciò che siamo o facciamo. Un esempio intuitivo è quello di uno studente che, nella sua classe, è eletto e si fa rappresentante degli altri. L’esempio supremo è quello di Gesù, Verbo del Padre incarnato immolato risorto e asceso al cielo. Assumendo la nostra carne da Maria, come insegna Ireneo, ha ricapitolato in sé integra la natura umana: “infatti, ciò che non ha assunto, non è redento”; e insieme ha ricapitolato tutto il processo evolutivo che Dio Creatore ha segnato alla nostra esistenza sulla terra; e soprattutto ha ricapitolato in sé tutti gli individui umani. Egli è davvero il Capo, che riassume e rappresenta tutto il corpo dell’albero umano, fino all’ultimo suo membro, e fino all’ultimo stadio della glorificazione celeste. La Liturgia dell’Ascensione chiaramente afferma che in Cristo asceso al cielo è stata innalzata la nostra natura, e in lui Primogenito sono già predestinati alla gloria tutti i suoi fratelli.
Di questa sua rappresentanza “inclusiva” è prova e documento intangibile anche la “sua” preghiera, che egli ci ha dato, autorizzandosici, anzi comandandoci di recitarla: il Padre nostro. È la preghiera del Figlio al Padre, certo; ma è anche la preghiera di colui che di tutti ha voluto farsi fratello e partecipe. Quando infatti chiediamo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti...”, è lui che prega in noi e con noi, ma a nome nostro: Egli non ha debiti davanti al Padre, li abbiamo noi, e tanti!
Maria
Anche la Vergine Maria fa parte, in primo piano di questa rappresentanza “inclusiva”. Pur essendo stata concepita immacolata e avendo quindi una natura uguale alla nostra, ma senza ombra di peccato, con la sua vita, e specialmente all’annunciazione è stata costitutita e si è fatta “nostra rappresentante”: ha rappresentato infatti tutta la famiglia umana, dal primo Adamo all’ultimo uomo della storia, perché “a nome di tutti” – insegna con la tradizione san Tommaso – ha detto il suo sì a Dio, perché assumendoci in lei ci salvasse. E questo sì, insegna il magistero e la liturgia, rimase intatto e rappresentativo fin sotto la Croce, dove col testamento del Figlio ci accolse tutti come figli, e rimane eterno nei cieli.
Noi “con Maria”
È vero che nessuno è senza peccato, nessuno quindi potrebbe da solo presentarsi al cospetto dell maestà divina, senza prima chiedere perdono e assoluzione, nel Sangue di Gesù e nello Spirito Santo. Per questo motivo le invocazioni che costellano il nostro pregare liturgico e privato sono scandite dal “Kyrie, eleison”: Signore, pietà di noi. E per ricordare solo la preghiera comune alla Vergine Maria, mille volte le ripetiamo: “Prega per noi peccatori”, invocando la sua intercessione misericordiosa non per ciascuno di noi soltanto, ma per tutti, anche quando preghiamo da soli: “per noi”, tutti: i presenti con noi, i vicini, i lontani; “per noi”, per tutti gli uomini di qualunque tempo condizione e luogo; così come il Figlio di Dio “per noi gli uomini” tutti è disceso dal cielo nel suo grembo.
Questo atteggiamento di “rappresentanza inclusiva” dovrebbe informare le nostre intenzioni, le nostre preghiere, le nostre azioni: questo significa vivere “con Maria”, che di tutti è la Madre, il nostro posto nella Chiesa e nel mondo.
2. Rappresentanza “sostitutiva”
La rappresentanza “sostitutiva” è quando uno si “sostituisce” agli altri e li rappresenta. Non è forse Gesù, l’Innocente, che ci ha “sostituiti” tutti, costituendosi lui stesso peccato per noi, perché avessimo il perdono del Padre? E la sua redenzione non è forse “sostitutiva” per noi? Ce lo ricorda Egli stesso: Questo è il sangue della nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per le moltitudini in remissione dei peccati”. E san Paolo più volte ritorna su questo argomento. Richiamo solo un testo della Lettera ai Romani (Rm 5,18-19):
«Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti».
Maria
Il più antico insegnamento dei Padri e della Chiesa su Maria è quello che la contrappone ad Eva. Come Eva, ancor vergine – scrive S. Ireneo – disubbidendo a Dio e credendo al serpente ingannatore, con la sua disobbedienza introdusse nel mondo il peccato e divenne per tutti causa di morte; così Maria, la Vergine, obbedendo a Dio, con la sua fede divenne causa di salvezza per tutti, costituendosi “avvocata” di Eva. Non solo nell’annunciazione, ma in tutta la sua vita terrena, con la sua santità, riparò la nostra iniquità e per tutti trovò grazia presso il Signore.
Noi “con Maria”
Anche noi, benché peccatori e sempre bisognosi della divina misericordia, dovremmo sentire il bisogno di “sostituire” tanti altri nostri fratelli e sorelle, che vemgono meno al loro dovere: per esempio, sostituire con la nostra presenza e il nostro fervore quelli che non partecipano mai all’Eucaristia, non si accostano ai santi Sacramenti, o non pregano mai...
Questo tante volte lo ha chiesto la Madre di Dio a tutti. A Fatima, ad esempio, l’angelo insegnò ai tre pastorelli di Fatima di sostituirsi a tutti con ripetuti atti di fede, speranza e carità: «Mio Dio! Io credo, adoro, spero e Vi amo. Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano». E la Vergine agli stessi pastorelli chiese: «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte anime vanno all’inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro».
Quante pratiche e preghiere di riparazione a Dio, al Sacro Cuore di Gesù. al Cuore Immacolato di Maria la Chiesa ha inculcato e approvato! Anche a riparazione delle bestemmie, che disonorano il popolo cristiano.