AMARE
Amare tutti “come” Maria e “con” Maria
“Amare”: parola altissima, perché Dio è Amore, ma tante volte usata per amori indegni della dignità umana.
Il papa Benedetto XVI, da teologo, ha analizzato nella sua enciclica Deus caritas est (2005) il significato filologico e concettuale dei termini greci eros e agape, indicanti un duplice diverso amore: quello sensitivo (eros), quello intellettivo e spirituale (agape): non li contrappose, ma piuttosto ne indicò l’integrazione.
Tuttavia, per capire meglio la gamma del vero amore, di cui parliamo, è bene considerare come Gesù ha amato. Pio XII, nell’enciclica Haurietis aquas sul Cuore di Gesù (1956), parla di un triplice amore del Figlio di Dio incarnato. Scrive: «A buon diritto, dunque, il Cuore del Verbo Incarnato è considerato come il principale simbolo di quel triplice amore, col quale il Divino Redentore ha amato e continuamente ama l’Eterno Padre e l’umanità. Esso, cioè, è anzitutto il simbolo dell’amore, che Egli ha comune col Padre e con lo Spirito Santo... Inoltre, il Cuore di Cristo è il simbolo di quell’ardentissima carità, che, infusa nella sua anima, costituisce la preziosa dote della sua volontà umana e i cui atti sono illuminati e diretti da una duplice perfettissima scienza, la beata cioè e l’infusa. Finalmente — e ciò in modo ancor più naturale e diretto — il Cuore di Gesù è il simbolo del suo amore sensibile, giacché il corpo del Salvatore divino, plasmato nel seno castissimo della Vergine Maria per influsso prodigioso dello Spirito Santo, supera in perfezione e quindi in capacità percettiva ogni altro organismo umano».
Nessuno mai potrà amare come ama Gesù, perfetto nella divinità, perfetto nell’umanità assunta (cf. Concilio di Calcedonia).
Maria
Analogamente, come di Gesù – ma in forma certo proporzionata a creatura – si può dire di Maria che il suo amore è unico: nessuno potrà amare come lei fra le persone umane, perché nessuno è concepito immacolato, nessuno fu colmato di grazia come lei. Fu “quasi plasmata nuova creatura dallo Spirito Santo”, afferma il Concilio (LG 56): quindi tutta la sua persona, – anima, corpo, potenze intellettuali e volitive, mente e cuore, corpo e sensi –, tutto ciò che è l’uomo, fu riempito dalla presenza inabitante dello Spirito Santo. Nacque come creatura tutta “spirituale”: per cui in lei predominava l’attrattiva divina, e tutto il suo essere era unificato sotto la guida dell’anima e della volontà, in continuata e progressiva sinergia con la grazia dello Spirito Santo. Era la creatura “deificata” al grado supremo: e pur mantenendo integra la sua persona e personalità umana, pensava e agiva sotto la mozione dello Spirito, invisibilmente operante in lei, anche nelle oscurità della sua fede e negli sforzi ascetici della sua volontà.
Amare Dio dunque le era quasi connaturale; e così pure amare gli uomini quali Dio li vuole e li ama nel suo misericordioso disegno, a cominciare dai parenti e dai più vicini, per dilatarsi ad abbracciare con gioia e riconoscenza tutto Israele e il mondo intero.
La qualità dunque del suo amore era sempre e solo dettata dall’intima comunione che viveva con lo Spirito Santo, che l’aveva resa e consacrata come suo santuario vivente: amore verginale, amore purissimo e trasparente, senza peso di concupiscenze, volto solamente a compiere in tutto la volontà di Dio, quale di volta in volta le si manifestava: quando le ispirò una dedicazione verginale e totale a lui solo, quando la volle unita in matrimonio verginale a Giuseppe, che ella amò secondo il volere di Dio con tutte le fibre anche femminili del suo essere, ma in maniera che né pensiero né desiderio né atteggiamenti turbassero mai la bellezza intatta della sua verginità; amore incontenibile a Gesù, e come Vergine di Dio e come Madre di Dio; amore a tutti coloro che acoglievano il Figlio e lo seguivano; amore a tutti gli uomini, chiamati dal corpo dell’umanità a formare il corpo di Cristo, il Cristo totale... Tutte le scene bibliche che parlano di lei ce la tratteggiano come “mater pulchrae dilectionis”, la madre del bell’amore: amore insieme pienamente soprannaturale per la salvezza di tutti, e amore pienamente umano, per le singole situazioni sia di gioia che di dolore in cui le creature umane si vengono a trovare.
Amore ieri sulla terra; amore che oggi lo Spirito, divino Amore, ha potenziato all’infinito nei cieli, tanto nell’anima e che nel corpo glorificato, facendo di lei l’icona dell’amore misericordioso del Padre, il volto materno di Dio.
Noi “come” Maria e “con” Maria
Insieme con la natura umana, abbiamo tutti ereditato la capacità di amare con i nostri sensi, col nostro cuore, con la nostra volontà intelligente e libera. Lo Spirito Santo poi, nel battesimo, insieme con la virtù della fede ha infuso in noi anche la virtù della “carità”, con la quale possiamo amare il Padre del cielo come figli e amare i nostri fratelli come li ama lo stesso Dio. E non è venuta meno, anzi ci è stata potenziata col dono supernaturale dello Spirito anche la capacità naturale di amare: così anche in noi si sono integrate come potenzialità di amore le due dimensioni: eros e agape, l’amore sensibile e quello spirituale.
Chiediamo dunque incessantemente al Signore che aumenti in noi non solo la fede, ma il suo amore: aumento d’amore che i sacramenti operano, specialmente la Comunione eucaristica col Corpo e Sangue di Cristo, donandoci di volta in volta una rinnovata effusione dello Spirito Santo.
E chiediamo a Maria, come figli e “amici” suoi – lo ripetiamo tante volte nell’Atto di impegno A.M. – “il suo Cuore per amare, e che viva lei in noi la sua ansia di salvare”, tutti, oggi sulla terra e per il domani beato di tutti nei cieli.