OFFRIRE
Offrire a Dio “con” Maria
“Offrire a Dio”, dal quale tutti tutto riceviamo, è atto primordiale della storia umana e della vita: offrirgli le “primizie” è riconoscimento della sua signoria sul creato, in tutte le religioni: in Israele lo ricordava la tavola della proposizione dei pani nel tempio e l’offerta delle primizie dei raccolti e dei primogeniti dell’uomo e degli animali.
“Offrire a Dio” vittime scelte in sacrificio di onore o in espiazione dei peccati è ugualmente comune a tutte le religioni. In Israele era ed è ancora solenne il grande giorno dell’espiazione, nel quale col sangue delle vittime offerte in sacrificio venivano espiati i peccati del popolo e purificati i luoghi e gli oggetti sacri. Anche se – rileva la Lettera agli Ebrei – «è impossibile che il sangue di tori e di capri elimini i peccati» (Eb 10,4).
Lo Spirito Santo ha ben presto insegnato a Israele che offerta e sacrificio a Dio gradito, più che il sangue di animali, è il cuore stesso dell’uomo: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 51,19); e Azaria nella fornace in Babilonia pregava: «Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocausti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito» (Dn 3,39-40).
Per questo il Figlio Unigenito, entrando nel mondo, facendo sue le parole del salmo, dice al Padre: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5-7).
Per questo il Padre, nel suo misericordioso amore, ha inviato nel mondo il suo Figlio come «vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo» (1Gv 2,2; 4,10).
Così, “tutta la vita di Cristo è offerta al Padre” (CCC 606), in ubbidienza alla sua volontà: offerta libera che lo portò a donare volontariamente se stesso sulla croce per la vita di tutti; e di questa volontaria offerta di sé al Padre l’Eucaristia è il memoriale perenne.
Maria
Offrire presuppone che qualcuno abbia qualche cosa di suo da offrire: non si offrono cose non proprie. Ora, noi offriamo ciò che abbiamo ricevuto da Dio come cosa nostra. Il primo dono fondamentale che egli ci ha dato è la vita. La vita infatti in tanto è nostra, in quanto egli ce l’ha donata perché sia nostra, riservandosi tuttavia il diritto divino di proprietà: per cui tutti dobbiamo rendere conto a lui di come la viviamo o l’abbiamo vissuta.
Maria, tutta bella e pura, senza macchia alcuna di peccato, e piena della grazia dello Spirito Santo fin dal primo istante del concepimento, degna quindi di offrirsi a Dio come oblazione a lui gradita, si offrì “vergine” a Dio fin dai primi battiti della sua esistenza, per essere tutta e soltanto sua, secondo i suoi divini disegni. Vita, preghiera, fiamme d’amore, pur nella semplicità della sua quotidianità di vita, salirono al trono di Dio e ne trassero sulla terra il Figlio Redentore.
Ma quando vestì delle sue carni immacolate e del suo sangue purissimo il Verbo disceso in lei e fatto carne da lei per opera dello Spirito Santo, Maria divenne la prima offerente, in assoluto, al Padre del Figlio incarnato, Figlio comune del Padre e della Madre. Ma con quale verginale trepido amore, con quale profonda inimitabile adorazione, con quale audacia filiale per impetrare sul mondo ogni dono di luce e di vita, in Cristo, Ella divenne “offertorio vivente” del Salvatore per il mondo da salvare!
Vergine offerente non solo al momento della presentazione al tempio di Gesù, ma in ogni istante dei lunghi anni trascorsi con lui, sul ritmo del suo cuore verginale, lo offriva; e con lui, umile, offriva anche se stessa al Padre, fino alla grande Offerta del Calvario, dove per compiere la volontà divina unì tutta se stessa all’Oblazione cruenta del Figlio Redentore.
E continua a offrirlo, per tutti, nascosto e presente su ogni altare della terra.
Noi “come” Maria e “con” Maria
Nell’Atto di impegno del Movimento A.M. desideriamo “con la grazia dello Spirito Santo, trasformare la nostra vita in un atto incessante di amore e di offerta”.
Offrire innanzitutto noi stessi, “come” Maria e “con” Maria, implorando dapprima di essere purificati dalle tante macchie che ci imbrattano, per diventare offerta monda, a Dio gradita, nello Spirito Santo, come invochiamo nella terza Prece eucaristica: «Lo Spirito Santo faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito». Poiché, specialmente durante la celebrazione eucaristica, tutti – ministri e fedeli – sono chiamati a rendere grazie a Dio e ad offrire non solo l’ostia immacolata, ma anche se stessi a Dio (SC 48). Tutti infatti, secondo la diversità del dono, sono consacrati dallo Spirito “sacerdoti” del Dio Altissimo per la salvezza del mondo.
Offrire la giornata. Dopo il sonno della notte, quando si aprono gli occhi al nuovo giorno, dovremmo imitare gli uccelli che cantano a piena gola le lodi del loro Creatore, e lo benedicono con i loro voli e canti armoniosi: un ringraziamento che si tramuta subito in offerta: l’offerta del nuovo giorno a Colui che ce lo dona: poiché ogni giorno della vita è un dono, e ogni nuovo giorno è un dono nuovo che si aggiunge a una ininterrotta catena di doni che il Signore ci dona. Ogni mamma insegna al suo bambino a “dir grazie” a chi offre un dono. Così Maria ci insegna a iniziare la nostra giornata rivolgendo la mente grata al Datore di ogni dono, e offrendoGli nelle sue mani materne tutte le azioni che formeranno il tessuto del giorno che si apre. La Chiesa inoltre ci insegna a convalidare il nostro ringraziamento con un atto di fede, di speranza e di carità.
Ma per meglio ringraziare il Signore, e offrirGli meno indegnamente la nostra giornata e quella di tutti gli uomini che sono sulla terra e che Egli ama, è così bello e a Dio gradito che poniamo tutto e tutti nel Cuore della Madre benedetta, e con i suoi sentimenti filiali e materni doniamo al Datore il dono che ci fa. Così nel Movimento mariano siamo soliti iniziare la giornata con questo atto di offerta:
«Padre che sei nei cieli,
per Gesù Cristo tuo Figlio
nello Spirito Santo
ti adoro,
ti amo,
ti ringrazio per il dono di questo nuovo giorno.
Nelle mani immacolate di Maria, nostra Madre,
ti offro le intenzioni, le azioni, le sofferenze
mie e di tutti i tuoi figli sulla terra.
Fa’ che siano conformi alla tua volontà
a gloria del tuo nome,
per la salvezza del mondo.
Amen.
Durante la giornata poi non mancherà il modo di offrire, di volta in volta, le azioni che compiamo secondo la volontà di Dio e ciascuno secondo la condizione e la situazione che è chiamato quotidianamente a vivere, in casa, in cammino, sul lavoro, dovunque la provvidenza divina ci chieda di essere; e offrire in modo speciale le cose moleste che ci affliggono, o nel corpo o nel cuore o nella convivenza umana. E offrirle non solo per noi, ma per tutti, cominciando dai più cari e vicini a noi, per allargare l’orizzonte a tanti altri fratelli e sorelle del mondo che formano con noi la famiglia umana; e anche per coloro che hanno già lasciato la terra per l’eternità, e forse attendono proprio da noi – nelle mani di Maria che è pure loro Madre e dispensatrice di tutte le grazie – un nostro pensiero, una preghiera, l’offerta di un piccolo ma validissimo sacrificio. Così ci esorta a fare il papa Benedetto XVI, nella sua enciclica sulla speranza cristiana Spe salvi (n. 40):
«Vorrei aggiungere ancora una piccola annotazione non del tutto irrilevante per le vicende di ogni giorno. Faceva parte di una forma di devozione, oggi forse meno praticata, ma non molto tempo fa ancora assai diffusa, il pensiero di poter “offrire” le piccole fatiche del quotidiano, che ci colpiscono sempre di nuovo come punzecchiature più o meno fastidiose, conferendo così ad esse un senso... Queste persone erano convinte di poter inserire nel grande com-patire di Cristo le loro piccole fatiche, che entravano così a far parte in qualche modo del tesoro di compassione di cui il genere umano ha bisogno. In questa maniera anche le piccole seccature del quotidiano potrebbero acquistare un senso e contribuire all'economia del bene, dell'amore tra gli uomini. Forse dovremmo davvero chiederci se una tale cosa non potrebbe ridiventare una prospettiva sensata anche per noi».
Del resto, il Concilio ci insegna:
«I laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile chiamati e istruiti per produrre frutti dello Spirito sempre più abbondanti. Tutte infatti le loro attività, preghiere e iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo (cfr. 1 Pt 2,5)» (LG 34).
Offrire le bontà e le sofferenze della terra. In questo contesto “oblativo” potremmo includere anche l’offerta delle fatiche e delle sofferenze di tanti altri nostri fratelli e sorelle – io penso con ammirazione a un medico che presso il letto dei suoi malati funge anche da “sacerdote” oltre che da medico – e diventare così con Maria nella Chiesa offerenti di Cristo, che ancora soffre nelle sue membra.
Raccogliere dunque tutte le bontà che gli uomini esprimono ogni giorno, sapendo che il mistero pasquale di Cristo raggiunge ogni uomo, e che nessuna bontà nasce soltanto dall’uomo, se prima non è ispirata da Dio. Non c’è uomo al mondo che sia tanto cattivo, così immerso nelle tenebre del male, che in lui non permangano almeno dei riflessi della luce divina, che ci ha creati a sua immagine. Raccogliere tutto, come Gesù disse agli apostoli dopo la prodigiosa moltiplicazione dei pani: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (Gv 6,12), e farne ceste da presentare al Signore, nelle mani della Madre di tutti gli uomini.
Offrire “con” Maria Gesù al Padre. Se davanti a Dio, che ci ama come Padre d’immensa misericordia, ha tanto valore anche il dono così piccolo e quasi insignificante di ogni azione dei suoi figli, quale valore non acquisterà ai suoi occhi l’offerta che il suo Figlio compì per tutta la sua esistenza sulla terra fino al sacrificio supremo della Croce, e che lasciò come memoriale e dono alla sua Chiesa? Offrire Gesù nel sacrificio eucaristico; offrire Gesù presente come vittima su ogni altare e in ogni tabernacolo della terra!
Ora, è proprio “con” Maria che noi dobbiamo compiere l’offerta del Figlio di Dio al Padre. È infatti suo quel Figlio; Ella lo può e lo deve incessantemente offrire – con diritto di Madre – al Padre per tutti, poiché per tutti lo ha accolto quando discese dal cielo e per tutti lo ha offerto dal primo istante del suo concepimento a quando morto lo strinse tra le braccia, per donarne al mondo – nel sangue versato e nelle sue stesse lacrime di Madre – il prezzo della riconciliazione e del perdono.
Così, passando accanto a una chiesa o a un luogo santo dov’Egli è realmente presente nel tabernacolo, ognuno si dovrebbe abituare ad adorarne la nascosta presenza, e – quasi prolungando la celebrazione eucaristica – ad offrirlo con Maria al Padre per la salvezza di tutti. Così ha insegnato l’angelo ai tre pastorelli di Fatima; in tal senso potrebbe aiutarci il nostro “atto di offerta”, che noi siamo soliti pronunciare in simili circostanze:
Padre santo,
con Maria nella Chiesa
a nome di ogni uomo
ti adoriamo;
e nelle sue mani verginali
ti offriamo il tuo Figlio Gesù,
Vittima nel Sacramento
[qui e] sugli altari della terra:
in ringraziamento
di tutti i tuoi doni,
in espiazione
di tutti i peccati del mondo,
per la salvezza
di tutti gli uomini di ogni tempo;
e per il suo Sacrificio
e l’intercessione della Madre
supplici imploriamo:
l’effusione del tuo Spirito
su ogni creatura umana,
la conversione dei peccatori,
il trionfo della tua misericordia
nell’ultimo giorno,
a gloria eterna del tuo Nome.
Amen!