L'Immacolata e l'Eucaristia: Maria donna nuova e l'Eucaristia, sacramento della nostra rinascita in Cristo;
Maria Immacolata anticipa in sé la forza divinizzante dell'Eucaristia.
            

p. Sergio Gaspari, S.M.M.

                Premesse

                1. Paolo VI parla di Maria "maestra di vita spirituale" (MC 21), e colei che riproduce "nei figli i lineamenti spirituali del Figlio primogenito" (MC 57). Ma dove avviene la nostra progressiva assimilazione spirituale a Cristo? Dove veniamo cristificati? Noi riceviamo i lineamenti spirituali del Figlio primogenito principalmente nell'Eucaristia e nella comunione eucaristica. La Vergine può disegnare i tratti fisionomici del volto del Figlio primogenito sul nostro volto, proprio quando noi celebriamo l'Eucaristia e riceviamo il pane che, trasfigurandoci, ci divinizza. Nella Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia (= EdE) leggiamo a proposito dell'Assunzione di Maria e dell'Eucaristia: "In Maria, assunta in cielo, conosciamo la forza trasformante dell'Eucaristia. In lei vediamo il mondo rinnovato, uno squarcio dei cieli nuovi e della terra nuova" (n.62). Sì: l'Eucaristia ci divinizza, ci trasforma divinamente, quindi fin d'ora ci redime anche nel nostro corpo mortale, ci anticipa, come vero inizio, la gloria futura, di cui Maria già gode nella sua pienezza in cielo.

                2. L'Eucaristia stabilisce una parentela sacramentale tra Maria e noi cristiani. Già nel II secolo - ricorda il card. beato I. A. Schuster - "il vescovo Abercio di Gerapoli congiungeva questi due amori: l'Eucaristia e Maria". L'Eucaristia ci "imparenta" con Maria; in essa la Madre del Signore - continua Schuster - "riconosce in noi qualche cosa che è sua e che le appartie­ne"[1]. La relazione di parentela tra Maria e l'Eucaristia è presente nel primo monumento della pietà mariana, la stele (che risale alla fine del II sec.) con il noto epitaffio di Abercio, vescovo di Gerapoli: "La fede mi guidava dappertutto e dovunque mi procurò per nutrimento un pesce di sorgente, assai grande, puro, che una vergine immacolata prese e diede agli amici perché ne mangiassero, avendo essa un vino delizioso e donandolo misto al pane"[2].

                3. Nella Lettera apostolica del 7 ottobre 2004, Mane nobiscum Domine per l'anno dell'Eucaristia (2004-2005), Giovanni Paolo II nel n.31 parla di Maria come colei "che incarnò con l'intera sua vita la logica dell'Eucaristia", citazione di EdE 53: Maria "è donna eucaristica con l'intera sua vita". Difatti la Chiesa, fin dalla fine del II sec., ha due amori costanti: l'Eucaristia e Maria.

                4. Ma vi è una relazione di continuità tra Maria Immacolata e l'Eucaristia? Maria Immacolata anticipa in sé la logica dell'Eucaristia? L'Immacolata mostra la forza trasformante dell'Eucaristia? Sì: Maria Immacolata è il segno più grande della venuta redentrice del Salvatore, e l'Eucaristia è il sacramento per la remissione dei peccati e per la nostra rigenerazione pasquale in Cristo.  

                5. In Maria Immacolata vediamo l'Eucaristia come sacramento del recupero alla grazia divinizzatrice, la riconquista della grazia perduta. C'è la medicina preventiva che previene la ferita del peccato (è il caso di Maria Immacolata non intaccata dal male del peccato), e c'è la medicina terapeutica che cura la ferita del peccato (è il caso di noi nati nel peccato, ma liberati nel battesimo e poi nella riconciliazione sacramentale e nutriti divinamente dall'Eucaristia). C'è la grazia che preserva dal male (Maria Immacolata), e c'è la grazia che redime (noi peccatori). Per Maria, destinata a diventare Madre divina del Figlio di Dio, Dio ha sospeso, ha interrotto la legge del peccato. Maria è nata come erano Adamo ed Eva prima del peccato, come Dio li aveva creati: senza peccato. E noi possiamo superare il peccato proprio nutrendoci del pane eucaristico.

               

                A. L'Immacolata: 10 considerazioni

                1. Maria Immacolata ci mostra il nuovo volto di Cristo in noi: "L'Immacolata Concezione ci offre in Maria il volto dell'uomo nuovo redento da Cristo, nel quale Dio rinnova, 'in modo ancora più mirabile' (Colletta della Natività di Gesù), il progetto del paradiso" (PAMI 64). La liturgia armena vede Maria Immacolata come il cielo di Dio sceso sulla terra: il Verbo incarnato, il "divino architetto di un'opera nuova, ha fatto di questa terra un cielo". Maria è la terra già divenuta cielo. Il noto scrittore contemporaneo il sacerdote Italo Mancini scomparso nel 1993 parla di Maria Immacolata come "il frutto non avvelenato dal serpente, il paradiso concretizzato nel tempo storico, la primavera i cui fiori e frutti non conosceranno più il pericolo della contaminazione e della putredine"[3]

                2. Maria Immacolata è già la trasfigurazione della terra in cielo. Nella sua vocazione singolare ed unica, la Vergine Immacolata visibilizza la trasfigurazione della terra in cielo. Maria è creatura divina, quindi il cielo di Dio sulla nostra terra.

                3. La concezione immacolata indica la totalità dell'esistenza della Vergine. La parola concezione, nel linguaggio biblico non indica solo le origini ma anche la totalità dell'esistenza di una persona. Ebbene, l'esistenza di Maria, diversamente da quella di Adamo, ossia di ogni uomo, è sotto il segno di Dio dal primo barlume di vita fino all'ultimo istante. La vita di Maria è una vita che non conosce il sigillo del peccato originale che sta alle radici della nostra concezione e della nostra esistenza.

                4. Maria Immacolata è il segno della grazia effusa in pienezza : per questo noi la invochiamo "piena di grazia", e la traduzione esatta dell'originale greco di questa espressione presente nel vangelo di Luca, e pronunziata dall'arcangelo Gabriele, è "ricolmata di grazia" dal Signore. Maria Immacolata è la nuova creatura dello Spirito creatore e santificatore. 

                5. Maria Immacolata è icona della santità originale e integrale dell'uomo creato da Dio per essere santo davanti a lui.

                La Vergine Immacolata disegna davanti a noi l'itinera­rio della fede e dell'amore nella sua forma più pura e completa. Piena di grazia e di Spirito Santo, la Madre del Signore rappre­senta la santità originale e integrale dell'uomo creato da Dio per essere santo davanti a lui. Nella Chiesa ella è il segno, l'icona della grazia che elegge, chiama e santifica. Quindi, più che un'ecce­zio­ne, l'Immacolata va vista come un vero recupero, una promessa certa, anzi una realizza­zione escatologica. Se per un verso Maria Immacolata ci riporta alla nostalgia del paradiso terrestre perduto, cioè a quell'età dell'oro ideale e perfetta che sta alle nostre spalle, per l'altro verso l'Immacolata ci dà la certezza che la grazia dell'inizio (grazia prima del peccato originale) può essere riconquista­ta. L'eternità di Dio nella Vergine torna a radicarsi nei solchi del tempo umano. La storia della salvezza inizia già ora.

                6. Maria Immacolata, profumata aiuola nell'immen­sa palude

                Maria Immacolata è un richiamo universale per tutte le creature umane. L'uomo sente la nostalgia della Patria perduta e in Maria vede l'Eden incarnato; per questo l'uomo in quanto tale canta Maria come ideale dell'uma­nità. Per quanti avvertono il peso del peccato, che è solitudine, smarrimento, perdizione, Maria è rifugio e speranza. Per i cristiani è - come ebbe a dire Paolo VI- "una zolla innocente, una fiorita e profumata aiuola, che il Figlio di Dio si riservò nell'immensa palude che è l'umanità" (Discorso, 8 dicembre 1963). Maria Immacolata trascende l'esperienza intramondana. Nella sua esistenza terrena, ella richiama l'aldilà. In lei si opera la sintesi delle due vie di salvezza che le religioni chiamano via protologica e via escatologica. La prima, quella di un'età dell'oro ideale e perfetta che sta alle spalle e che deve essere riconqui­stata e riprodotta. Pensiamo alla mitologia greca, ma anche al "paradiso perduto" e riconquistato, alle visioni cicliche della salvezza (le quattro ere dell'Induis­mo). La seconda, la via escatologi­ca, è tipica della religione ebraico-cristiana: la storia della salvezza inizia già ora e ha un percorso lineare che approderà all'attuazione di un progetto di armonia e di perfezio­ne.                    La Madre del Signore è il Paradiso di Dio alle origini della creazione (via protologi­ca: Immacolata) e alla fine di essa (via escatologica: Assunzio­ne). Maria mostra come la grazia divina, avvolgendo la creatura umana, la trasforma, sottraendola a ogni traccia di male e aprendola al gusto del Bene.

                7. S. Cirillo di Alessandria (+ 444), grande sostenitore al concilio di Efeso (a. 431) del titolo di Maria Theotokos, dice: In Maria Immacolata,"la creatura caduta nel peccato, viene riportata in paradiso"[4].

                8. L'eternità di Dio nella Vergine torna a radicarsi nei solchi del tempo umano. Maria Immacolata trascende l'esperienza intramondana. Nella sua esistenza terrena, ella richiama l'aldilà.

                9. In Maria Immacolata la libertà è donata a Dio: in Lei vediamo l'incrocio tra grazia divina e libertà fedele a Dio. Proprio per il dono pieno dello Spirito, finalizzato alla sua maternità divina, Maria è anche il segno della totale scelta e dedizione del suo essere intero a Dio, il modello della lotta al serpente satanico. In lei il bene celebra il suo più alto trionfo in una creatura umana proprio per questo incrociarsi tra grazia divina e libertà fedele della persona di Maria.

                Per la sua vocazione a diventare la Madre del Figlio di Dio, la Vergine ha avuto tutto il suo essere e il suo esistere, per dono divino, sempre sotto l'insegna della grazia salvatrice. Il cielo della sua vita è tenuto sgombro da Dio da ogni bufera del male che genera peccato; la sua libertà, pur subendo come Cristo la tentazione, è sempre protesa al bene, all'amore, alla verità.

                10. Maria Immacolata è stata eletta da Dio per la maternità divina. Ella è la donna del fiat (ascolto), dell'offerta (Croce) e del servizio di koinonìa e diakonìa (Cenacolo).

               

                B. L'Eucaristia: vediamo ora come le 10 considerazioni fatte su Maria Immacolata trovano una corrispondenza e continuità di contenuto nell'Eucaristia: ciò che Dio ha donato a Maria Immacolata, noi cristiani, che proveniamo dal peccato, lo possiamo recuperare nel sacramento eucaristico. Noteremo anche che in due casi la continuità è contrassegnata da una reale discontinuità.

               

                1. L'Eucaristia, sacramento della rinascita dell'uomo nuovo, determina la nuova nascita del fedele, disegna nel cristiano il volto dell'uomo nuovo redento da Cristo. "L'Immacolata Concezione ci offre in Maria il volto dell'uomo nuovo redento da Cristo, nel quale Dio rinnova, 'in modo ancora più mirabile' (Colletta della Natività di Gesù), il progetto del paradiso".

                L'Eucaristia è: a) il sacramento dell'immortalità, b) sacramento teurgico e c) sacramento antropogenetico.

                a) In Teodoro di Mopsuestia l'Eucaristia in quanto sacramento della divinizzazione, è pegno di immortalità, poiché sacramento della risurrezione comune, estesa da Cristo capo a noi membra del suo corpo: "Partecipare ai misteri significa commemorare la morte del Signore, che ci procura la risurrezione e la gloria dell'immortalità; conviene che noi, nati per il battesimo dalla morte del Signore, siamo dalla sua morte nutriti nel sacramento dell'immortalità"[5]

                b) L'Eucaristia è sacramento "teurgico", cioè trasformazione progressiva in Dio, o meglio, nel corpo glorioso di Cristo. Sacramento in cui l'uomo diventa per grazia dio creato, e Dio si fa carne nel credente. L'Eucaristia è il sacramento che promuove l'affinità spirituale, la nostra parentela con Cristo; realizza il "divinum commercium", lo scambio misterioso tra Cristo e noi: lui ci dona la sua divinità, noi doniamo a lui la nostra carne mortale perché sia trasformata divinamente. L'Eucaristia è il sacramento della deiformità, evento in cui acquistiamo la forma, la sostanza divina di Dio. Inoltre essa ci rende consorti di Cristo (condividiamo la sua stessa sorte divina) e diventiamo soci di Cristo (suoi collaboratori). Ecco perché il credente è chiamato "teoforo": portatore di Dio e "cristoforo": portatore di Cristo. 

                c) E' sacramento "antropogenetico": rigenera il credente secondo il piano di Dio. L'Eucaristia stabilisce "un circuito energetico tra lo Spirito e i fedeli"[6]. Tramite lo Spirito si stabilisce un'unità circolare con Cristo, un'ellissi dove tutto tra lui e noi diventa comune.

                2. Maria Immacolata è il segno della trasfigurazione della terra in cielo. Le 2 epiclesi (invocazione a Dio Padre perché doni lo Spirito santificatore alla Chiesa celebrante) della Preghiera eucaristica rivelano la forza trasformante, santificante dell'Eucaristia: i doni eucaristici (pane e vino) sono trasfigurati in corpo e sangue di Cristo affinché i partecipanti, con la comunione eucaristica, diventino un solo corpo e un solo Spirito in Cristo, quindi membri della comunità dei santi e cittadini del cielo.

                3. L'Immacolata Concezione indica la totalità dell'esistenza divinizzata. L'Eucaristia è il sacramento della nostra cristificazione graduale ma permanente, che va verso la sua pienezza. In questo senso essa è il sacramento della divinizzazione: diventiamo Cristo per grazia sacramentale. L'Eucaristia attua la "kainé ktìsis" di s. Paolo:"Chi è in Cristo, è una nuova creazione (kainé ktìsis); l'essere vecchio è scomparso, c'è un essere nuovo" (2 Cor 5,17; Gal 6,15): è la nuova creazione[7], quella tipica di Maria fin dal suo concepimento. L'Eucaristia genera l'uomo nuovo, pasqualizzato, l'uomo definiivo, eterno, oltre il quale non si può andare, perché in essa si compie l'opera totale, definitiva di Dio per le sue creature. "Se a lui, anche a noi" (Rm 8,11): ciò che è tipico di Cristo capo, viene concesso anche a noi, membra del suo corpo. Con l'Eucaristia è vinta così l'entropia mortale, e si vive la sintropia totale: vita di unione trasformante con il Signore.

                4. L'Immacolata è segno della grazia effusa in pienezza. Maria è la nuova creatura dello Spirito creatore e santificatore.

                Nell'Eucaristia il sangue di Cristo è effuso "pro mundi vita", e ciò avviene a due livelli: 1) il pane eucaristico è antidoto al peccato (per la remissione dei peccati e forza vincente contro il peccato), 2) il pane eucaristico è il sacramento della vita secondo lo Spirito: l'Eucaristia è pentecoste quotidiana, permanente, ossia lo Spirito effonde stabilmente anche su di noi la grazia pasquale del Risorto a partire proprio dalla Cena del Signore.

                5. L'Immacolata si presenta: a) come un vero recupero della creatura caduta nel peccato, b) una promessa certa della salvezza, anzi, c) una realizza­zione escatologica. Anche l'Eucaristia è: a) sacramento del recupero, b) del ritorno all'innocenza che ci restituisce a Dio, e c) inizio della vita escatologica.

                a) Sacramento del recupero (liberazione dal peccato). L'Eucaristia in s. Ambrogio è tesa al sacrificio purificatore, rinnovatore: "Ogni volta che riceviamo l'Eucaristia annunciamo la morte del Signore e in tal modo annunciamo la remissione dei peccati. Se ogni qualvolta il sangue è sparso, lo è per la remissione dei peccati, io dovrò riceverlo sempre, affinché i peccati mi siano rimessi"[8].

                b) Ritorno all'innocenza iniziale e restituisce a Dio. L'Eucaristia è il sacramento del ritorno all'immagine primitiva, prima del peccato di origine, della risalita al Padre: mediante il pane eucaristico possiamo elevarci fino a Dio nel suo cielo.

                Al contrario di Eva disobbediente che porge all'uomo il frutto mortifero, Maria sorgente della vita (cf. Sal 35,10) elargisce ai fedeli il frutto del suo grembo immacolato: Cristo, pane della vita e farmaco d'immortalità. Questo pane della vita e farmaco d'immortalità ci nutre se l'Eucaristia però diventa il nostro cibo quotidiano, cibo che è nutrimento divino e divinizzante.

                Nell'ultima Cena Gesù invita i discepoli a mangiare e a bere di lui. Dopo la risurrezione egli prepara del pesce e del pane per gli apostoli, quindi si rivolge a loro esortandoli: "Venite a mangiare!" (Gv 21,9.12; cf. Prov 9,1-5). S. Paolo invita i Corinzi ad annunciare la morte del Signore, mangiando e bevendo alla mensa del Signore (1 Cor 11,23-26). 

                c) Vita escatologica. Il cibo eucaristico è pegno, caparra, inizio di risurrezione (s. Ireneo di Lione). Nel convito eucaristico, dove il Signore si fa la nostra cena, noi mangiamo della divinità e con la divinità. Cristo cena con noi e noi ceniamo con lui (Ap 3,20). L'Eucaristia, dono ereditario per antonomasia del NT e testamento stesso del Signore prima del suo ritorno al Padre, è il "nostro cibo" e la nostra mensa, è pasto abbondante e totale, nonché nutrimento divino e divinizzante.      

                Con l'Eucaristia Dio provvede il cibo quotidiano ai suoi fedeli. Essa è "alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della vita"[9], il viatico del nostro cammino, la risorsa inesauribile che dà senso pieno alla vita, al lavoro e al riposo, alla malattia e alla morte. Il pane eucaristico ci anticipa la vita escatologica, per il fatto che ci rende concorporei e consanguinei del Signore.

                6. La Vergine Immacolata, profumata aiuola nella palude dell'umanità, disegna davanti a noi l'itinera­rio della fede e dell'amore nella sua forma più pura e completa e inizio della nuova creazione, ossia Maria Immacolata, nuova creatura, quindi donna eucaristica, ci mostra qual è la nostra identità cristiana e come comportarci secondo la logica dell'Eucaristia.

                L'Eucaristia conferisce il nuovo statuto al cristiano, che è quello di diventare uomo eucaristico. Difatti essa segna: a) l'identità pasquale di Cristo in noi, b) stabilisce la "forma" di vita cristiana e c) conduce ad un nuovo codice di comportamento morale.

                 a) Identità pasquale di Cristo. "La Chiesa continuamente vive e cresce" (LG 26) grazie all'Eucaristia, "fonte ed apice di tutta la vita cristiana" (LG 11; CD 30). Da essa - momento germinale della Chiesa - come dalla sua fonte, sgorga la Chiesa e nasce, si sviluppa e cresce il cristiano. La Cena è il cantiere in cui la Chiesa si costruisce e la sorgente in cui costantemente si rinnova.

                "Sorgente di ogni santità"[10], l'Eucaristia è grazia e santificazione. Mentre il sacramento della penitenza è trattamento terapeutico, la Cena del Signore è fermento e "farmaco di immortalità"[11]. L'Eucaristia è il più efficace dei rimedi mistici. Mediante la concorporazione e la consanguineità con Cristo, il fedele approda ai lidi della divinità, potendo così può raggiungere l'identità pasquale di Cristo. Allora egli scopre la "teofilia" totale e la "filantropia" generosa.

                b) Crescita della vita battesimale ed eucaristia universale                
Nell'Eucaristia "è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa" (PO 5). Essa è il centro della vita cristiana: "la stella polare, il punto di attrazione e di formazione di una nuova
cultura"[12]

                La creatura nuova sorta dal battesimo, nella Cena eucaristica, per un verso trova il modo di fissare e di precisare il proprio statuto di vita, per l'altro è in grado di sviluppare la "forma" del suo sacerdozio battesimale, regale e profetico.

                Mediante l'azione eucaristica il battezzato può giungere al sacerdozio eucaristico. Come Gesù sacerdote, egli è chiamato a fare eucaristia in ogni cosa (1 Ts 5,18), a raccogliere il linguaggio della creazione per offrirlo a Dio quale dono eucaristico. Più precisamente il fedele diviene sacerdote del mondo e dell'eucaristia, celebrata nell'attività quotidiana, quando rinunciando alla libertà personale, scopre ogni giorno di più la propria vocazione battesimale come offerta totale di sé al Padre e preciso impegno per i fratelli.

                c) Nuovo comportamento morale. In quanto vertice di tutta la vita della Chiesa, l'Eucaristia conferisce un nuovo codice di comportamento morale che si attua ad un duplice livello: 1) aiuta a compiere le medesime azioni pasquali di Cristo, 2) stimola i discepoli a spezzare il pane per averlo sempre a disposizione delle membra redente del Signore. Così dal sacramento della "frazione del pane" si perviene al sacramento "dell'unione fraterna" (At 2, 42) e della solidarietà, e il miracolo della santificazione del pane prosegue nel miracolo della carità.    

                7. Maria, cielo di Dio sgombro dal peccato, offre la sua libertà a Dio.                In Maria Immacolata vediamo l'incrociarsi tra grazia divina e libertà fedele a Dio. Noi, che oggi siamo inclini all'idolatria della libertà, proprio nell'Eucaristia troviamo la forza per far dono a Dio della nostra libertà, ricordando che la libertà è liberata solo quando è restituita a Dio. Qui dobbiamo notare una continuità discontinua tra Maria Immacolata, che vive solo per Dio e di Dio, e noi che, pur nutrendoci del pane che ci rende offerta gradita a Dio, non sempre indirizziamo a Lui la nostra volontà, anzi, non di rado i nostri progetti sono alternativi a quelli di Dio verso di noi. Comunque nell'Eucaristia ogni battezzato può vincere la ricorrente tentazione dell'"anti-eucaristia" (l'autoaffermazione egoistica), che considera il mondo come una "preda, un bottino da accaparrare per sé", uno strumento nelle proprie mani, anziché motivo di offerta e di ringraziamento a Dio. Nella cena dei demoni e nella comunione con loro, il mondo viene offerto a sé stessi e a proprio vantaggio (1 Cor 10,19-22; cf. Ap 14,6-11). Nella Cena del Signore, mentre tutto sale verso Dio quale espressione dell'olocausto del cuore, tutto con le proprie mani è donato eucaristicamente agli altri.                

                8. S. Cirillo di Alessandria diceva: In Maria immacolata, la creatura caduta nel peccato, viene riportata in paradiso.  Nell'Eucaristia noi siamo già commensali di Cristo, familiari di Dio e concittadini dei santi. L'Eucaristia è vera risalita al paradiso eterno. In effetti essa è il sacramento della venuta del Signore e segno profetico del convito nuovo ed eterno. "Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini" (SC 8). Il convito eucaristico è segno profetico ed inizio reale del convito celeste. Nell'ultima cena Gesù dichiara che berrà del frutto nuovo della vite nel regno di Dio (Mc 14,25; cf. Lc 22,16; Mt 8,11). Nella mensa celeste noi saremo eternamente suoi ospiti (Ap 3,20; 19,9; Lc 22,30).

                 L'Eucaristia anticipa progressivamente il convito escatologico: anche se non ne attinge la piena totalità, assicura però la progressiva crescita tra noi della Cena escatologica. Del resto Gesù, che è il venuto e il veniente, resta il venturo. Proprio nell'acclamazione postconsacratoria invochiamo la sua venuta: "Annunciamo la tua morte, Signore... nell'attesa della tua venuta". Nel "Padre nostro" chiediamo: "Venga il tuo regno!": venga il Risorto con il suo sacrificio eterno e la pienezza dello Spirito. Anche qui dobbiamo notare una continuità discontinua tra Maria Immacolata, che è già realizzazione escatologica, e noi che, pur nutrendoci del pane divinizzante, non perverremo alla totale santità di Dio, se non quando lo raggiungeremo nella sua eternità beata.

                9. L'eternità di Dio nella Vergine torna a radicarsi nei solchi del tempo umano. Gesù nell'ultima Cena invita i discepoli a ripetere il suo gesto in memoria della sua passione. "Fate questo in memoriale di me!" (Lc 22,19; 1 Cor 11,24-25) significa proseguire la sua azione. L'Eucaristia essenzialmente è memoriale al Padre, memoriale del Figlio, memoriale operato dallo Spirito con la comunità celebrante sul mistero integrale della salvezza. In quanto memoriale l'Eucaristia è sacramento permanente. Cristo la istituì per perpetuare nei secoli il sacrificio della croce (SC 47; cf. EM 4). In tal modo l'Eucaristia attua e supera la triplice dimensione del tempo: passato, presente e futuro: restituisce il passato, dà vigore al presente, anticipa la certezza del futuro. L'Eucaristia diventa il sacramento della tempiternità: riunisce in sé le 3 dimensioni del tempo crono-cosmico fino ad approdare all'eternità. Essa è il sacramento dell'"hodie" eterno di Dio, il "nunc", l'ora di Dio che non passa, il presente eterno di Dio, l'8° giorno. L'Eucaristia è il sacramento pegno dell'eternità di Dio e sacramento dell'eternità.

                10. Maria, eletta per la maternità divina, è la donna del fiat, dell'offerta e del servizio. Anche l'Eucaristia realizza la maternità sacramentale della Chiesa, chiamata a generare i figli a Dio e a fare memoriale di Cristo per poter nutrire divinamente i suoi figli.

                Come il Signore si elegge una Madre, così Dio si crea un popolo perché lo lodi (Liturgia delle Ore) e ancor prima perché celebri il memoriale del Figlio. Bisogna allora celebrare sempre, ogni giorno, la Cena eucaristica del Signore, fino a che egli venga e affinché egli venga presto (1 Cor 11,26; Ap 22,17.20), colmando così la sua presenza tra noi, presenza non ancora totale, e colmi così anche le primizie dello Spirito.

                Rilievi conclusivi

                L'Eucaristia è il sacramento della nostra rinascita in Cristo. Rigenerati in lui, noi siamo in grado di generare lui in noi. Questo è il natale: scambio sacramentale tra Cristo e noi. E' natale se Maria genera Cristo. Sarà natale per la Chiesa, se noi credenti generiamo spiritualmente Cristo. Ma non c'è natale senza Maria. Allora chi contempla e venera Maria Immacolata, creatura nuova, pasquale, tramite la forza trasformante dell'Eucaristia, è rigenerato in Cristo. Così il fedele, reso nuova creatura, come Maria, può generare e partorire il Verbo di Dio. Questo sarà il nostro natale celebrato con Maria Immacolata.          

                "Il natale del Capo è il natale del Corpo", afferma il papa s. Leone Magno[13], ossia il natale di Cristo determina il natale della Chiesa: i cristiani sono generati assieme al loro Redentore, così che la sua nascita sulla terra segna la loro nascita al cielo.  "Riconosci (cristiano)...che sei divenuto figlio di Dio, coerede di Cristo e, per usare un'immagine ardita, sei lo stesso Dio!", dichiara s. Gregorio il Teologo[14]. "Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro", ammonisce s. Leone Magno[15]. Ciò che è proprio di Cristo (Capo) è della Chiesa (corpo). "Tutto ciò che è suo, è tuo: il suo Spirito, il suo cuore, il suo corpo, la sua anima e tutte le sue facoltà", dirà s. Giovanni Eudes (+ 1680)[16]. E ogni volta che "un uomo diventa cristiano, è Cristo che nasce nuovamente", insegna Beda il Venerabile (+ 735)[17]. Non invano l'eucologia eucaristica del giorno di Natale (25 dicembre) implora: "O Dio...fa' che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio" (Colletta), e "il Salvatore del mondo...ci comunichi il dono della sua vita immortale" (Dopo la comunione).

                L'imperativo etico (devi fare/non devi fare) deriva dal "sei" sacramentale, conferito dall'evento natalizio: sei figlio di Dio, fratello di Cristo, santificato dallo Spirito, membro vivo della comunità dei fratelli; comportati in base a quello che sei. O anche, imita Maria: grazie alla forza della fede, genera anche tu Cristo in te. Questo è l'augurio fraterno che rivolgo a tutti voi che mi state ascoltando.

                p. Sergio Gaspari, SMM

                 Roma 04/12/20049



    [1] Liber sacramentorum, 8. Note storiche e liturgiche sul Messale Romano, Marietti, Torino 41950, 21-22. S. Ambrogio di Milano (+ 397), parlando del miracolo dell'Eucaristia che rende presente Cristo nella celebrazione, affermava:"Quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine" (De Mysteriis 53, in SChr 25bis, 186).

    [2] In M. MARITANO, La Theotokos, i Padri della Chiesa e gli inizi del culto mariano, in RL 89/3(2002)449.

    [3] Tornino i volti, Torino 1989, 226-227.

    [4] Così recita lo stupendo inno di s. Cirillo alla Vergine: "Ti salutiamo, o Maria, Madre di Dio, venerabile tesoro di tutta la terra...Salve, tu che hai accolto nel tuo grembo verginale colui che è immenso e infinito. Per te la santa Trinità è glorificata e adorata. Per te la croce preziosa è celebrata e adorata in ogni angolo della terra. Per te i cieli esultano. Per te gli angeli e gli arcangeli si allietano. Per te i demoni sono messi in fuga. Per te il diavolo tentatore è precipitato dal cielo. Per te la creatura decaduta è innalzata al cielo. Per te tutto il genere umano, schiavo dell'idolatria, è giunto alla conoscenza della verità. Per te i credenti arrivano alla grazia del santo battesimo. Per te viene l'olio della letizia. Per te sono state fondate le Chiese in tutto l'universo. Per te le genti sono condotte a penitenza. E che dire di più? Per te l'unigenito Figlio di Dio risplende quale luce' a coloro che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte' (Lc 1,79). Per te i profeti hanno vaticinato. Per te gli apostoli hanno predicato al mondo la salvezza. Per te i morti sono risuscitati, per te i re regnano nel nome della santa Trinità" (Homilia IV, tenuta a Efeso contro Nestorio, in PG 77, 991).

    [5] Om. 15,7, in R. TONNEAU - R. DEVREESSE, Les homélies catéchétiques de Théodore de Mopsueste, Città del Vaticano 1949, 471.

    [6] A. M. TRIACCA, Solo "partecipazione alla celebrazione liturgica" o anche e soprattutto "partecipazione liturgica"?, in Assisi 364; cf. 331-365.

    [7] Mentre il gr. "neòs" vuol dire giovane, quindi immaturo, il gr. "kainòs" invece indica "nuovo" nella natura: è la novità della natura di Dio trasmessa a chi lo accoglie docilmente.

    [8] De Sacramentis 4,28, in SChr 25bis 117-119.

    [9] GAUDENZIO di Brescia, Tract. 2 in Ex., in CSEL 68,31.

    [10] "Sulle offerte" del 31 luglio, memoria di S. Ignazio di Loyola (MR 547).

    [11] Ignazio di Antiochia, Agli Efes. 20,2, citato da CCC 2837.

    [12] C. M. MARTINI, Popolo mio, 36.

    [13] Tract. 26,2, in CCL 138,126 e LO 1,459-461: 31 dicembre.

    [14] Oratio 14, 23, in PG 35,887 e LO 2,83.

    [15] Tract. 21,3, in CCL 138,88 e LO 1,398: 25 dicembre.

    [16] In LO 4,1221.

    [17] Cf. Explan. Apoc. 2,12, in PL 93,165-166.