L'Immacolata Concezione di Marianell'Enciclica "Fulgens corona" di Pio XII

X  Angelo Amato, SDB




        1. Il coro della tradizione sulla purezza immacolata di Maria

        Da quando l'angelo Gabriele salutò Maria come la «piena di grazia» tutti i secoli hanno continuato a celebrare la santità e la purezza della Beata Vergine. Il seno di Maria è il nuovo paradiso terrestre dove nasce il nuovo Adamo, Gesù Cristo.
         Se alla creazione dell'uomo Eva nacque dalla costola di Adamo, all'inizio della redenzione è il nuovo Adamo a nascere dal purissimo grembo della nuova Eva, la Vergine Maria, la quale - come afferma Gregorio Nazianzeno (sec. IV), fu «prepurificata nell'anima e nella carne dallo Spirito Santo».1 Anche per Sant'Ambrogio di Milano (sec. IV) Maria è la «vergine immune per grazia da ogni macchia di peccato».2
        Gesù il Santo non poteva nascere da una carne peccatrice. Per questo la Trinità preparò Maria come degna dimora del Figlio divino incarnato. Lo diceva nel secolo V Antipatro di Bostra quando scriveva:
        «Lo Spirito Santo verrà sopra di te. Perchè verrà lo Spirito Santo? Perché tu sei santa, ma devi diventare più santa. Quando infatti il falegname prende un legno o il fabbro un ferro, lo pulisce e lo rende più adatto all'opera d'arte. Così tu: sei vergine, ma devi diventare più santa per concepire il Santo».3
        Per questo nel secolo VII Sofronio di Gerusalemme sottolinea la straordinaria purezza e santità di Maria:

        «Nessuno è stato colmato di grazia come te,
        nessuno è stato beneficiato come te,
        nessuno è stato pienamente santificato come te,
        nessuno è stato prepurificato come te».4

        L'aggettivo "Immacolata" fu usato nei primi secoli in Oriente e a partire dal secolo VII anche in Occidente, come si vede, ad esempio, in una lettera che Papa Onorio I (sec. VII) scrive al Patriarca Sergio di Costantinopoli:
         «Cristo infatti concepito senza peccato dallo Spirito Santo è pure nato senza peccato dalla santa e immacolata Vergine Madre di Dio».5

        Nel 649 il Sinodo Lateranense nel canone III afferma:
        
«Sia condannato chiunque non professi secondo i Santi Padri propriamente e in verità Maria, Madre di Dio, santa e sempre Vergine e Immacolata».6
        Andrea di Creta (sec. VIII) paragona la nascita di Gesù da Maria alla creazione di Adamo dalla argilla pura e intatta della terra:
        «Il Redentore del genere umano [...] scelse in tutta la natura questa Vergine pura e tutta immacolata per operare la propria incarnazione, come altra volta aveva preso l'argilla da una terra vergine e intatta per formare il primo Adamo».7
        In Occidente la celebrazione liturgica della festa dell'Immacolata è documentata per la prima volta in Inghilterra e precisamente in tre calendari liturgici del secolo XI, che riportano la festa della Concezione di Maria all'8 dicembre.8
        La lex credendi diventa lex orandi.

2. Verso la precisazione del privilegio dell'Immacolata concezione

        Qui occorre fare una precisazione. In realtà la festa liturgica allora non celebrava il concepimento immacolato ma la nascita immacolata: Maria, concepita nel peccato originale, sarebbe stata poi purificata dal peccato dalla grazia dello Spirito Santo sì da nascere immacolata.
        Riccardo di S. Vittore (sec. XII), ad esempio, scrive:

        «Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te. La Beata Vergine Maria fu tutta bella, perché santificata nel grembo di sua madre».9
        Non manca però una seconda interpretazione, che oggi viene ancora sostenuta dagli ortodossi, e cioè che Maria sarebbe purificata da ogni macchia di peccato non nel seno di sua madre ma al momento dell'annunciazione. Così, ad esempio, opinava, sempre nel secolo XII, Ruperto di Deutz.10
        Fu il beato Giovanni Duns Scoto (+1308) a dare la soluzione geniale e veramente ispirata dal cielo a questo problema, quando affermò che Maria non fu né purificata né liberata dal peccato originale dopo il suo concepimento o all’annunciazione ma fu totalmente preservata da tale peccato, che mai la toccò in tutta la sua esistenza, dal suo concepimento alla conclusione della sua vita terrena.
         Maria quindi non fu mai colpita dalla macchia del peccato originale e questo perché l'opera della mediazione redentiva di Gesù suo Figlio si estese da tutta l'eternità alla preservazione di sua Madre da tale macchia di peccato. Verso di lei Cristo Cristo esercitò il più perfetto atto di mediazione e di redenzione. Maria quindi fu la prima creatura redenta dal suo Figlio divino
         Tale atto fu in realtà opera della Trinità intera. Dice infatti Duns Scoto:
        «Perché è più nobile rimettere la colpa di qualcuno preservandolo quando non c'è, piuttosto che permettere che si compia l'offesa per poi rimetterla. Così dunque fece tutta la Trinità con la beata Vergine, prestabilita e accolta ab aeterno dal merito della passione di Cristo [...]. La passione di Cristo, dunque, prestabilita da tutta la Trinità e applicata alla beata Vergine, stabilì che per il suo merito fosse preservata la beata Vergine da ogni colpa».11
        Commenta al riguardo Stefano Cecchin:
        «Il valore indiscusso della dottrina di Scoto sta nell'aver chiarito, una volta per tutte, i termini della questione: la beata Vergine Maria è stata redenta da Cristo, perfettissimo mediatore e redentore, tramite una redenzione preservativa che non l'ha liberata o purificata, ma preservata dal peccato originale sin dal "primo istante" della sua esistenza; per cui in lei mai vi è stata la macchia della colpa, né a causa dell'infezione né per il "debitum peccati"».12
        Nonostante l'opposizione di alcune correnti teologiche, i sommi pontefici in non pochi interventi sostennero la dottrina dell'Immacolata Concezione di Maria. Così fece, ad esempio, Sisto IV nel 1480 quando approvò un Officium et missa Immaculatae Conceptionis confermandolo solennemente nel 1483.13
        Dopo alterne vicende e dopo innumerevoli consultazioni di teologi, di vescovi e cardinali si giunse a identificare i cinque argomenti fondamentali su cui basare il dogma: la convenienza, la Scrittura, la Tradizione, la festa liturgica, il "sensus fidei". Si arrivò così alla definizione del dogma dell'Immacolata l'8 dicembre del 1854 da parte del Papa il Beato Pio IX con la famosa Bolla Ineffabilis Deus.14

        3. Il magistero mariano di Pio XII

        A cento anni di distanza la Chiesa nel 1954 celebrò il primo centenario del dogma per bocca del Papa Pio XII, il papa mariano. Il suo ricco magistero mariano, infatti, raggiunse il suo culmine con la proclamazione solenne, il primo novembre del 1950, del dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria al cielo in anima e corpo.
        Dopo lo scempio che guerre e regimi autoritari avevano fatto della dignità della persona umana, il Papa in tal modo apriva orizzonti di speranza per tutta l’umanità, invitando i cattolici a innalzare lo sguardo a Maria, la creatura che la Trinità aveva glorificato, sottraendola all'umiliazione della corruzione del sepolcro: «l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria - così recita la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus del 1950 - terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
        Ma già prima di questo solennissimo pronunciamento Pio XII aveva dedicato a Maria due sue encicliche: Deiparae Virginis (1946), con la proposta di definizione del dogma dell’Assunzione, e Auspicia  quaedam (1948), con la richiesta di preghiere nel mese di maggio, per ottenere la fine delle conseguenze tragiche della guerra e della discordia tra i popoli.
        E anche dopo la proclamazione del dogma, il Papa continuò questo suo magistero mariano con altre cinque encicliche: Ingruentium malorum (1951), sulla recita del rosario, specialmente nel mese di ottobre; Fulgens corona (1953), sull’indizione dell’anno mariano; Ad caeli Reginam (1954), sulla dignità regale di Maria; Le pèlerinage de Lourdes (1957), sul centenario delle apparizioni di Lourdes; Meminisse iuvat (1958), con l’invito pressante a pregare durante la novena dell’Assunta, soprattutto per la Chiesa provata e perseguitata nei paesi dell’Est europeo e in Cina.

        4. Il contenuto dottrinale dell'enciclica

        Tra queste encicliche la Fulgens corona, dell’8  settembre 1953,15 assume un rilievo dottrinale particolare, perché commemora la ricorrenza centenaria del dogma dell’Immacolata (1854), riproponendone le motivazioni teologiche e la sua relazione con quello dell’Assunta.
        Si tratta di una esposizione abbastanza ampia, che si articola attorno a quattro nuclei fondamentali.
         Il primo riguarda la proclamazione del dogma, avvenuta nel 1854, da parte del beato Pio IX, che con autorità infallibile affermò «essere stata rivelata da Dio, e quindi da credersi con fede ferma e costante da ogni fedele, la dottrina la quale insegna che la beatissima vergine Maria, nel primo istante del suo concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo salvatore del genere umano, fu preservata immune da ogni macchia di peccato originale».16
        Pio XII rileva che, dopo nemmeno quattro anni dalla definizione del suo predecessore, quasi a confermarne la sentenza, la beata Vergine apparve nella grotta di Massabielle, ai piedi dei Pirenei in Francia. E a una fanciulla semplice e innocente, che le chiedeva chi fosse, rispondeva: «Io sono l’Immacolata Concezione».
       Il secondo nucleo della Fulgens corona contiene la motivazione dottrinale del dogma dell’Immacolata.
        Si richiama anzitutto il suo fondamento biblico, dato sia dall’Antico Testamento, con il riferimento all’inimicizia tra la donna e il serpente seduttore (cf. Gn 3,15), sia dal Nuovo Testamento, dove nel terzo Vangelo Maria è salutata «piena di grazia» dall’angelo e «benedetta fra le donne» da Elisabetta (cf. Lc 1,28.42).
        A questo dato biblico fanno eco i santi padri, che con ricchezza e varietà di immagini chiamano Maria «giglio fra le spine, terra del tutto intatta, immacolata, sempre benedetta, libera da ogni contagio del peccato, legno incorruttibile, fonte sempre limpida, figlia unica e sola non di morte ma di vita, germe di grazia e non di ira, per ogni verso illibata, santa e lontanissima da ogni macchia di peccato, più bella della bellezza, più santa della santità, sola santa, da superare tutti in santità, all'infuori di Dio, e per natura più bella, più graziosa e più santa degli stessi cherubini e serafini e di tutte le schiere degli angeli».17
        Tra le testimonianze teologiche, il Papa ricorda S. Tommaso d'Aquino, che dice: «Poiché la beata Vergine è Madre di Dio, dal bene infinito che è Dio trae una certa dignità infinita» (STh I, q. 25, a. 6 ad 4).
        Nota anche che tale privilegio non attenua né diminuisce l'infinita dignità di Gesù Cristo e  l'universalità della sua redenzione. Considerando, infatti, più a fondo questo evento «è facile vedere come Cristo Signore abbia in verità redento la divina sua Madre in un modo più perfetto, essendo ella stata da Dio preservata immune da qualsiasi macchia ereditaria di peccato, in previsione dei meriti di lui».18
        Il Papa riporta anche le antiche testimonianze liturgiche e la devozione delle comunità cristiane orientali, in molte delle quali viene celebrata la festa annuale della Vergine immacolata.
        Il terzo nucleo dell'enciclica riguarda la relazione che Pio XII rileva tra il dogma dell'Immacolata e quello dell'Assunta, da lui proclamato tra anni prima.
        Il dogma dell'Assunzione, infatti, oltre a coronare quello dell'Immacolata, manifesta la sapientissima armonia del piano divino nei confronti di Maria.
        Tanto l'alba come il tramonto del suo pellegrinaggio terreno si illuminano di fulgidissima luce:
        «Alla perfetta innocenza dell'anima di lei, immune da qualsiasi macchia, corrisponde in maniera consona e meravigliosa la più ampia glorificazione del suo corpo virgineo; ed ella, come fu congiunta al suo Figlio unigenito nella lotta contro il serpente infernale, così insieme con lui partecipò al glorioso trionfo sul peccato e sulle sue tristi conseguenze».19

        5. L'indizione dell'anno mariano

        Su queste premesse dottrinali si innesta la proposta che Pio XII fa di celebrare il centenario del dogma dell'Immacolata mediante l'indizione di un anno mariano (dicembre 1953 - dicembre 1954). È questo il quarto nucleo dell'enciclica, che intende invitare i fedeli a riprodurre nei pensieri, nelle parole e nelle azioni i lineamenti e le virtù di Gesù Cristo, così mirabilmente vissuti dalla sua Madre santissima, che ai cristiani ripete come a Cana: «Fate tutto quello che egli vi dirà» (Gv 2,5).
        «Sembra - dice il Papa - che a noi tutti oggi ella ripeta quella stessa esortazione, in un senso ancora più vasto, poiché è di assoluta evidenza che la radice di tutti i mali da cui sono con tanta veemenza e asprezza tribolati gli uomini, angustiati i popoli e le nazioni, hanno principalmente origine dal fatto che molti "abbandonate le sorgenti di acqua viva, si sono scavate cisterne sconnesse, che non possono contenere le acque" (Ger 2,13) e hanno abbandonato colui che solo è "via, verità e vita" (Gv 14,6)».20

        6. Conclusione

        Dopo cinquant'anni le parole di Pio XII non hanno perso la loro attualità e il loro richiamo profetico. Esse trovano la loro continuità nell'esortazione del Santo Padre Giovanni Paolo II, che, indicendo l'Anno del Rosario (ottobre 2002 - ottobre 2003), ha esortato a «ripartire da Cristo» e a contemplare con Maria il volto di Gesù:
        «Contemplando questo volto ci apriamo ad accogliere il mistero della vita trinitaria, per sperimentare sempre nuovamente l'amore del Padre e godere della gioia dello Spirito Santo».21



1 Gregorio Nazianzeno, Oratio 38, In S. Theophaniam, PG 36,325.
2 Ambrogio di Milano, In Psal. 118, PL 15,1599.
3 Antipatro di Bostra, Homelia in Annuntiatione, PG, 85, 1780-1781.
4 Sofronio di Gerusalemme, In Annuntiatione, PG 873, 3273.
5 Onorio I, Epistola ad Sergium, PL 80,472.
6 Denz n. 503.
7 Andrea di Creta, Sermo I, In Nativitate Mariae, PG 97,813.
8 Cf. S.M. Cecchin, L'Immacolata Concezione. Breve storia del dogma, PAMI, Città del Vaticano 2003, p. 21.
9 Riccardo di S. Vittore, Explicatio in Cantica canticorum, PL 196,482.
10 Ruperto di Deutz, Commentarius in Matthaeum, PL 168,1356.
11 Lectura III, Opera Omnia, XXX (Città del Vaticano 2003) 124.
12 S.M. Cecchin, L'Immacolata Concezione, p. 72-73.
13 Denz n. 735.
14 Enchiridion delle encicliche, 2,739.
15 Per il testo italiano dell’enciclica cf. Enchiridion delle encicliche 6, EDB, Bologna 1995, p. 824-851.
16 Ib. p. 825.
17 Ib. p. 829.
18 Ib. p. 833.
19 Ib. p. 837.
20 Ib. p. 839.
21 Giovanni Paolo II, Lett. Apost. Rosarium Virginis Mariae, n. 9.

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